Vivere la vigilia di un derby significa convivere con un mix infinito di paure e di speranze, di incubi e di sogni. A patto che per derby non si intenda Lille-Lens che, dando un’occhiata alla cartina della Francia, sarebbe come dire Frosinone-Latina. Nulla a che vedere, insomma, con una vera stracittadina. E, soprattutto, con il derby di Roma. Rudi Garcia è al suo primo appuntamento con l’Evento e forse perché esordiente dà l’impressione di non esser troppo coinvolto dalla faccenda. O, al contrario, di aver già trovato l’antitodo alla tensione.
E così, un po’ marziano e un po’ attore, mette in fila nove paroline dolci per le orecchie dei tifosi della Roma: «Un derby non si gioca: un derby si vince», scandisce con voce ferma. E, tanto per essere più chiaro, ammolla un’aggiunta non casuale. «La sfida del 26 maggio? L’anno scorso io ero a Lille, in Francia. Non ho visto quella partita e neppure mi interessa. L’unica cosa uguale è che si trattava di un derby. Ma questa è una nuova stagione, qui c’è un nuovo allenatore», dice per farsi capire meglio. Sa, e non lo nega, che il derby non è e non sarà mai una partita come le altre, ma Rudi va oltre. «La cosa importante è essere arrivati a questa sfida con 9 punti. Per me il passato è passato, dobbiamo guardare avanti. E stavolta giocheremo in 12, perché avremo la Sud al nostro fianco. Ma ai tifosi non devo mandare alcun messaggio: giocheremo al massimo, come sempre. Ho visto una squadra serena».
«UNA PRESTAZIONE TOTALE»
Già, il fattore psicologico. O emotivo. Rudi lo pigia più volte, avendo capito che aria tira dalle parti di Trigoria. Tre romani e romanisti in campo con la maglia giallorossa, ad esempio: problemi? Macchè. «Totti, De Rossi e Florenzi sentono il derby più degli altri, però mi sembra che tutta la squadra sia tranquilla. Giocheremo soprattutto per centrare la quarta vittoria di fila», replica Garcia. Prontissimo a spedire un messaggio tutto da interpretare al collega Vlado Petkovic. «La Lazio è una buona squadra, però io conosco bene le settimane con tre impegni. Ho giocato le coppe europee per quattro anni, sicuramente la Lazio avrà un calo fisico ma non so se all’inizio, in mezzo o alla fine della partita. È così per tutte le squadre che giocano tre volte a settimana», dice, dimenticando (o forse era solo pretattica?) l’ampio turn over laziale in Europa League. Spazio alle mosse, poi. «A me non deve interessare più di tanto come gioca la Lazio: Candreva, ad esempio, può stare a destra ma anche dietro Klose. Sicuramente noi dovremo giocare una partita totale, non solo con le gambe ma anche con la testa.».
«SFIDA PER GRANDI GIOCATORI»
Fanno notare a Garcia che la Lazio segna solo nel primo tempo, la Roma nel secondo. Il francese alla statistica dà una non spiegazione. «Alla base non può esserci un solo motivo. Uno può essere che i ragazzi che subentrano lo fanno benissimo. La Roma ha diverse soluzioni per vincere e spero in futuro di segnare anche nel primo tempo. Magari già contro la Lazio. Al di là di come andranno le cose, per fortuna non cambierà niente. Servono almeno dieci partite per fare un bilancio ma per ora non potevamo fare meglio. Abbiamo ancora bisogno di lavorare, però il derby non cambierà niente. In entrambe le squadre ci sono giocatori decisivi ma il collettivo è più importante, anche se c’è bisogno di calciatori che facciano la differenza. E i grandi giocatori si esaltano in partite come questa. La Roma ha capito velocemente la filosofia del gioco che volevo, anche lo stato d’animo e lo spirito che chiedevo. Ci sono stati segnali importanti a Livorno, a Parma. In futuro ci saranno altre partite difficili e il derby ci aiuterà a crescere».
Il Messaggero – M.Ferretti