Il Messaggero – Garcia: “Roma non aver paura gioca per vincere ancora”

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Da grandi deluse della passata stagione a grandi e basta: le prime sei giornate bastano e avanzano per capire che la Roma e l’Inter sono tornate protagoniste, lasciandosi alle spalle i piazzamenti fallimentari, sesto posto per i giallorossi e addirittura nono per i nerazzurri, dell’ultimo torneo. Stasera a San Siro torna la sfida infinita. Fino a tre anni fa è stato il derby d’Italia, con allenatori diversi dagli attuali: Spalletti e Mancini, Ranieri e Mourinho. Dopo Calciopoli sempre loro a giocarsi qualcosa. In palio scudetti e coppe, senza spazio per altri club, spettatori invidiosi del braccio di ferro a oltranza.

Garcia, il francese venuto da Lille, si presenta a Milano in testa alla classifica e a punteggio pieno. Mazzarri, il toscano di San Vincenzo che ha lasciato il Napoli in Champions, è quarto con 4 punti in meno. Ma i due tecnici, imbattuti come Conte e Benitez, sono attualmente il top con i migliori attacchi, 17 gol il romanista e 16 l’interista, e le migliori difese, De Sanctis ha incassato 1 rete e Handanovic fin qui 3. La restaurazione voluta da Pallotta e Moratti ha già dato risultati concreti.

«Io non la penso come Morgan, vedrete che Mazzarri non modificherà l’assetto solo perché gioca contro di noi». Rudi, riprendendo le parole di De Sanctis a Il Messaggero, spiega che non si aspetta la difesa a quattro, mossa che il suo collega di solito utilizza, magari mascherandola, contro le formazioni che usano il tridente offensivo. «Se la Roma e l’Inter funzionano bene così, perché bisogna intervenire e cambiare? I nostri avversari si sistemeranno in campo come nelle precedenti sei partite, poi c’è la possibilità di adattarsi un po’ durante la gara». Le certezze che i due allenatori hanno dato ai loro giocatori non sono da togliere, ma da rafforzare. L’impronta di entrambi, in chiave tattica, non si può mettere in discussione per una notte. Garcia punta sul collettivo: «Io mi fido della mia squadra al duecento per cento. È serena. Ha un’anima che mi piace: perché le partite non le vinciamo con un giocatore ma in undici e forse anche in quattordici. Lo spirito è giusto, tutti sono felici, in campo e in panchina, quando facciamo gol. Siamo orgogliosi di essere in testa. Ma il primo posto dà soprattutto fiducia e convinzione. Per fare risultato bisogna lottare. E giocare bene. Solo in questo modo possiamo allungare la striscia».

La Roma e l’Inter hanno solo il campionato. Viaggiano sul territorio nazionale, senza spostarsi all’estero. Teoricamente con più energie da spendere delle altre big come la Juventus e il Napoli che hanno il peso della Champions. O della Fiorentina e della Lazio che giocano in Europa League. Il match di San Siro da questo punto di vista può dire tanto. I due tecnici, soprattutto quello giallorosso, insistono su una formazione base, limitando al minimo il turn over che serve solo per salvaguardare calciatori non al meglio fisicamente o che riguarda direttamente gli infortunati del momento. Il verdetto di San Siro, anche se è solo la settima giornata, può incidere sul futuro delle due squadre. «Ma ce la giocheremo senza paura». Garcia è sicuro: i suoi calciatori non sentiranno la pressione di chi è chiamato a sostenere il primo esame della stagione. Perché lui non lo considera tale. «E’ bello vivere gare così, perché dovremmo essere spaventati? Del resto anche il derby era una partita importantissima. Non è dunque la prima sfida vera di quest’annata. E’ sempre difficile vincere, anche contro il Livorno che, come vedete, sta facendo punti e quindi risultati. L’Inter è una grande, schiera talenti come noi. Ha il vantaggio di giocare in casa, anche se la Roma vuole vincere sempre, all’Olimpico e in trasferta. E avremo la spinta di almeno cinquemila tifosi. Sarà una serata bellissima».

Mazzarri, considerato attendista e contropiedista, sta sorprendendo con la sua Inter che ha una supremazia territoriale migliore di quella della Roma e che sarebbe poi il possesso palla in fase d’attacco. Eppure Garcia, pur predicando come il collega l’equilibrio tattico e la difesa di squadra, davanti sta raccogliendo il massimo, non solo come gol segnati, pericolosità e tiri dentro: ha 9 marcatori diversi (10 con il tiro di Maicon deviato da Cacciatore), nessuno ne ha più dei giallorossi. I nerazzurri, con la Fiorentina, contano fino a 8. «Ma non chiamiamola rivoluzione, parola importante in Francia e forte per me. E’ solo una stagione in cui abbiamo iniziato bene le cose. Per parlare di rivoluzione bisogna guardare indietro, e non mi piace farlo. Mi interessa il futuro e pensare all’Inter, per ora, è sufficiente. Dobbiamo essere concentrati, vincere sarà molto difficile. Se ce la faremo sarà una cosa grandissima».

 

Il Messaggero – U.Trani

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