La Gazzetta dello Sport (D’Angelo-Cecchini) – Una notte infinita per una caduta infinita. Il lungo addio di Rudi Garcia alla Roma – cominciato nell’inverno scorso – adesso sembra essere arrivato ai titoli di coda. Le perplessità dell’allenatore francese sulla condizione fisica della squadra forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di James Pallotta, visto che i volti nuovi estivi, Norman e Lippie, sono stati scelti proprio dal presidente. Non è un caso infatti che ieri Pallotta abbia detto: «La condizione atletica è molto buona ed è un fatto, però alla squadra credo manchi la mentalità vincente». Che Garcia comunque sia stato sincero lo denota un particolare filtrato da Trigoria: il francese in queste settimane continua a chiedere consigli e punti di vista all’ex Paolo Rongoni, ovvero il «suo» preparatore (ancora sotto contratto), ma giubilato dalla dirigenza in estate. Insomma, come direbbe Mao Tse Tung, c’è grande confusione sopra il cielo di Roma, e lo si è capito anche nella «conference call» svoltasi ieri in uno studio legale di Roma e a cui hanno partecipato, oltre a Pallotta, anche Sabatini, Zanzi e Massara. Il d.g. Baldissoni invece in quelle ore era in volo, destinazione Miami (dove è attualmente anche Pallotta) per una serie di vertici relativi al nuovo stadio già programmati da tempo.
«SE CI FOSSI IO» – Al momento le posizione sono chiare: dopo Pallotta, anche Baldissoni si è convinto che Garcia vada sostituito perché la squadra – preparazione giusta o meno – non gli risponde più, al netto comunque dei 15 infortuni muscolari finora accusati. Un particolare rafforza ancor di più le certezze di una posizione debole: la società nelle ultime settimane aveva anche pensato di esonerare uno dei due fidati collaboratori di Garcia, Frederic Bompard, del quale non sarebbero piaciuti alcuni atteggiamenti sopra le righe. Il fatto è che a difendere l’allenatore francese c’è tuttora uno come Sabatini, che nel cuore di Pallotta riveste un ruolo speciale. Probabilmente, al momento è il più saldo nella sua posizione ricca di plusvalenze, mentre gli altri, per motivi diversi, qualche delusione gliel’hanno data, tant’è che ieri Pallotta ha chiarito: «Se ci fossi io a Roma, le cose andrebbero diversamente».
PISTA LEONARDO – Detto che ieri Garcia ha tenuto un appassionato discorso alla squadra, in cui ha chiesto a tutti di prendersi «le proprie responsabilità», il problema della dirigenza è legato a due fattori: il lungo e oneroso contratto di Garcia (fino al 2018 per circa 6 milioni lordi a stagione); la volontà decisa di inseguire la pista Conte per il futuro giallorosso, cosa impossibile se ci si legasse a un nuovo allenatore con richieste stringenti. Per questo, nel novero dei tecnici contattati, spicca un nome nuovo, quello di Leonardo (ex Milan, Inter e Psg), che accetterebbe il ruolo di traghettatore, magari con un contratto che potrebbe allungarsi dinanzi a obiettivi apparentemente impossibili (lo scudetto o la Champions, ad esempio). Di sicuro, le telefonate partite da Trigoria sono innumerevoli, tant’è che sono tornate di moda le candidature anche di Bielsa o Lippi, ma nessuna di queste accetterebbe periodi così brevi se non vincolati a obiettivi possibili (e non impossibili). L’unico «big» in questo senso sarebbe Leonardo, il cui nome al momento non è stato ancora sottoposto a Pallotta.
PISTA SPALLETTI – Se invece tramontasse l’idea traghettatore, in pole nella lista dei candidati resiste Luciano Spalletti, che ha pure avuto una chiacchierata conoscitiva con Sabatini. Quello stesso Sabatini che ha chiesto al Milan — guarda caso — di temporeggiare per 48 ore su El Shaarawy. E che ha a che fare pure con la grana Gerson: il papà non accetta il prestito ed è irritato. Per la panchina, Sabatini non disdegnerebbe il nome di Jorge Sampaoli, c.t. del Cile, curiosamente pure lui a Miami nei giorni scorsi per trattare l’addio dalla nazionale. Florida, Sunshine State: magari lì scatterà l’ispirazione per riportare il sole su una Roma ingrigita.