La Repubblica (F. Ferrazza) – Con una squadra incerottata e in piena emergenza, è da Verona che riparte la corsa sempre più solitaria di Rudi Garcia. Contestato, discusso, sull’orlo dell’esonero, il tecnico continua a mostrarsi imperturbabile e chiuso in una corazza difficile da scalfire. E così, senza Totti (ancora non convocato) e con un centrocampo a pezzi (De Rossi è partito per Verona ma ha problemi alla caviglia e Keita non c’è), la Roma dovrà dare segnali di evidente ripresa ai tifosi esasperati. «Sono qua per parlare del Chievo, una buona squadra – si difende subito Garcia – dovremo esser bravi a fare di tutto per vincere perché è il nostro obiettivo. Io sono sereno e combattivo come sempre». Apparentemente tranquillo, quindi. «Io parlo spesso con i dirigenti e il presidente, non ho bisogno di un’uscita pubblica da parte loro. Sto lavorando per il bene della Roma, per vincere, ed è l’unica cosa che mi motiva».
De Rossi alla fine stringerà i denti: è l’unico a disposizione insieme a Vainqueur (Pjanic e Nainggolan sono squalificati) e Gyomber, che potrebbe essere schierato davanti alla difesa. «Ma sono tranquillo – continua il francese – perché ho visto un gruppo molto motivato con freschezza mentale e fisica». Non sembra avere particolari pretese sul mercato, Garcia. «L’unica cosa sicura è che dobbiamo sostituire Iturbe, al quale auguro tutte le cose buone che merita. E poi abbiamo tutto il tempo per migliorare la squadra e valutare le cose». Non in difesa, almeno nelle dichiarazioni. «Abbiamo già ottimi giocatori, sono giovani e stanno migliorando come Ruediger che ha chiuso l’anno migliorando». Sincero o meno, Rudi ha scelto la strada della diplomazia, proteggendo le scelte societarie. Si gioca la stagione a cominciare da oggi pomeriggio, senza dare la soddisfazione a critica e dirigenza di mostrarsi fragile o spaventato, ben consapevole, però, dell’equilibrio precario sul quale è destinato a muoversi.