Il Messaggero (U.Trani) – Il 29 dicembre, giorno della ripresa degli allenamenti a Trigoria, è sempre più vicino. Così il calendario aiuta Garcia a tenersi stretta la panchina della Roma. Non si sa, però, fino a quando. Perché nessuno può negare l’evidenza e cioè che la proprietà lo avrebbe sollevato dall’incarico a prescindere dal prezioso successo contro il Genoa. Avanti con lui, senza dirlo. La conferma del francese è, dunque, con il trucco. Se nessuno si espone in pubblico, significa che il francese resta comunque in bilico. A rischio esonero. Prestazioni e ovviamente risultati saranno monitorati come mai è accaduto prima. Basta niente per il ribaltone. Questo hanno deciso il presidente Pallotta, in sintonia con il suo collaboratore di riferimento Zecca. Che hanno pronto il piano B: Spalletti è il tecnico scelto in caso di cambio in corsa. Dagli Usa hanno inviato l’input a Sabatini, pronto ad avviare i contatti con il toscano. Che ha dato la disponibilità a tornare in giallorosso.
SOLIDARIETÀ SOTTO TRACCIA – Il ds, ancora una volta, è stato costretto a giocare su due tavoli. Chi frequenta Sabatini, giura che nessuno ci riesce come lui. Eccolo, quindi, al lavoro per far felice la proprietà e al tempo stesso per tenere in vita l’attuale allenatore. Basta mettersi al telefono: per bloccare Spalletti e rincuorare Garcia. Fin troppo facile. La chiamata al francese è sembrata obbligata. Addirittura più di quella, tanto caldeggiata da Pallotta e Zecca, all’ex allenatore dello Zenit. Il ds ha dovuto per forza rintracciare Rudi a Parigi per chiarirgli che quanto si sta raccontando a Roma da qualche giorno non corrisponde alla reale strategia della società. Anzi, ha recitato anche la parte del dirigente seccato da certi rumors. Negandogli ogni indiscrezione, soprattutto quelle attribuite al presidente. Gli ha fatto gli auguri per le feste e dato appuntamento martedì a Trigoria. E gli ha soprattutto ricordato le parole (inquietanti) pronunciate nel garage dell’Olimpico dopo il successo sul Genoa. A sentire Sabatini sono servite per la conferma ufficiale. Solo secondo lui. Perché per Pallotta, già dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, il tecnico andava mandato via. Il ds lo sa bene e, per seguire le indicazioni della proprietà, ha dato il via alle consultazioni. Partite già prima dell’ultimo turno di campionato e continuate pure dopo.
SITUAZIONE DELICATA – Garcia, insomma, non si può sentire al sicuro. Come è successo prima del Napoli (13 dicembre) e del Genoa (20 dicembre), si giocherà il posto contro il Chievo (6 gennaio). La gara di Verona, la prima del nuovo anno, diventa decisiva proprio come lo sono state le ultime 2 di campionato. Se non è saltato domenica scorsa lo deve soprattutto ai dirigenti italiani che hanno preso tempo: Sabatini e, soprattutto, Baldissoni hanno cercato di spiegare a Pallotta e Zecca che intervenire oggi potrebbe essere controproducente. Se il ds ha comunque accettato Spalletti, il dg ha bocciato questa soluzione. Ha fatto leva sulla coerenza: Baldissoni è sempre stato contrario ai cavalli di ritorno o, come spesso va dicendo in privato, alle minestre riscaldate.
STRATEGIA PERICOLOSA – L’offerta dalla Cina c’è. Ma Spalletti, per il momento, aspetta la Roma. Che, però, non sa ancora come comportarsi. Non è che lo possa tenere bloccato ad oltranza. Zecca, a quanto pare, è il più convinto. Baldissoni e Sabatini sanno che il toscano invece non potrebbe mai essere il traghettatore di cui avrebbero bisogno per aspettare Conte o Emery, i principali candidati per la sostituzione di Garcia, a fine stagione, sulla panchina giallorossa. Se presto Pallotta dovrà chiamare Spalletti a Trigoria non potrà certo offrirgli solo pochi mesi di contratto (l’accordo sarebbe di 2 anni e mezzo). La scelta sarebbe per il presente e anche per il futuro. Anche per questo motivo è stato deciso di non decidere. Di prendere tempo. Almeno fino alla Befana.