Umberto Gandini, amministratore delegato della Roma, è stato intervistato da Sky Sport a seguito della premiazione a Dubai dell’International Sports Conference. Queste le sue parole:
Mi rendo conto che visto il contorno è difficile concentrarsi su altro, ma cosa è rimasto della partita con la Juve?
Dal punto di vista personale la consapevolezza di potersela giocare con tutti, di competere fino alla fine e giocarsela alla pari con le squadre che sono davanti.
Perché la Roma è da scudetto?
Per vincerlo ci vogliono tantissimi fattori e non ultimo gli avversari. Competono in quattro, cinque, poi vince una sola. È da scudetto perché è competitiva, costruita bene, con due titolari per posizione, che può cambiare modo di giocare a seconda delle circostanze e se la gioca fino al 95′.
In Champions invece?
Abbiamo fatto un bellissimo percorso, andiamo a giocarcela contro uno Shakhtar da prendere con le molle. In ogni caso è una situazione nella quale ci siamo guadagnati il diritto di giocare il ritorno in casa, abbiamo una piccola percentuale di favore.
In quanto tempo si può ipotizzare una Roma che possa vincere la Champions?
Siamo in un percorso nel quale il nuovo stadio è diventato una realtà, possiamo attingere a quei ricavi che in buona parte ci mancano. Abbiamo realizzato quello che è nel progetto di Pallotta e dei suoi investitori, siamo diventati uno dei brand più importanti d’Europa.
Quando ci sarà il nuovo stadio Champions si potrà pensare a qualcosa di più grande.
I risultati sportivi dipendono da tantissimi fattori, ma quello che cambierà nostri fatturati è il nuovo stadio.
Sta per arrivare il momento del mercato. Quanto siete pentiti di aver ceduto Salah?
Era una cosa che Momo meditava, era uno spostamento che lui chiedeva. È stata la situazione che si è sviluppata al momento giusto con gli elementi giusti. C’è stata la soddisfazione di tutti. Lui si è adattato bene al gioco di Klopp e sta facendo benissimo ed è stato protagonista della sua squadra Nazionale per i Mondiali.
Cosa bisogna fare per tornare ad essere una Nazione ‘civile’ dal punto di vista della Nazionale?
Non si può giudicare una stagione in una partita, quando è stato fatto il sorteggio e ci si è ritrovati con la Spagna tutti erano convinti si sarebbero fatti i playoff. In campo non ci siamo meritati la fortuna e c’è stato un risultato epocale. Si riparte col lavoro, raccogliendosi tutti insieme sul prodotto calcio, che ci darà grandi soddisfazioni. Ci sono talenti che vanno sviluppati.