Gandini a “La Sapienza” sul FFP: “Lo Scudetto è un po’ difficile, per la Champions ci siamo. Le restrizioni UEFA finiranno quest’anno” – FOTO e VIDEO

Pagine Romaniste (E.Bandini – F.Biafora) – Giornata da professore per Umberto Gandini. L’amministratore delegato della Roma è stato ospite dell’Università La Sapienza per una lezione sul Fair Play Finanziario. Al suo fianco Claudio Sottoriva, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed esperto UEFA sul FFP. Queste le parole del dirigente giallorosso:

Come si può dare maggiore stabilità ai ricavi?
La cosa principale è fare una grandissima distinzione all’inizio. La torta dei ricavi si divide per ricavi da gare, ricavi da diritti tv e una parte generale conosciuta come area commerciale. Tra i ricavi vanno messe anche in considerazione le attività da calciomercato. Una cosa sempre più ordinaria, non sono più le squadre che vendono per fare il pareggio di bilancio, ma comprano e vendono per diventare più competitivi. Le società che possono fare l’attività di marketing e commerciale sono i global brand. Non si rivolgono solo al mercato domestico, ma anche a quello globale.

Stadio della Roma?
Contiamo di iniziare a scavare per il nuovo Stadio entro l’anno. A regime contiamo di arrivare a dei ricavi in linea con quelli della Juventus, che poi crescono negli anni. Il bacino di utenza romano non può essere paragonato al bacino londinese. Sia in termini numerici che in termini di capacità di spesa. Se portassimo l’Emirates a Roma o Milano i numeri sarebbero inferiori.

Il professore: al di là della vittoria dello Scudetto o della Coppa dei Campioni, che ormai mi sembra difficile vincere, come potete aumentare i ricavi?
Coppa dei Campioni siamo ancora lì, lo Scudetto è un po’ più difficile ma in Coppa dei Campioni abbiamo una ancora un partita martedì prossimo e qualora passassimo andiamo avanti con questo percorso che è quello che spero che tutti qua sia augurino a livello sportivo nazionale.

Le regole del Fair Play non possono cristallizzare la situazione del calcio? Sono state colpite solo le società più piccole…
Sicuramente questa è una delle conseguenze negative del FFP. Il calcio ha la prerogativa che partecipano in tanti ma uno solo vince e chi vince prende tutto. Chi vince la Champions ha enormi ricavi. Però prima del FFP le perdite erano generate da una spesa indiscriminata degli azionisti, che rincorrevano il sogno. È stata allargata sempre di più la forbice, le squadre di alto livello sono sempre più competitive e quindi hanno ricavi più alti. Il calcio europeo però ti dà la speranza. Tutti hanno una percentuale di arrivare fino in fondo, poi sappiamo benissimo che ci sono sempre quelle 10 squadre che vincono sempre, si scambiano i giocatori e lasciano agli altri le briciole. Il calcio non è una scienza esatta, non sempre chi ha i maggiori fatturati vince, c è anche una parte di casualità.

I giornali enfatizzano gli aspetti negativi del FFP, cosa può fare la società per informare meglio i tifosi?
Sicuramente non è sexy parlare di questi argomenti sui giornali, sicuramente si parla di più di risultati e di calciomercato. Non è una critica, è un dato di fatto. Noi abbiamo bilanci pubblici, facciamo assemblee dei soci. È evidente che la Roma essendo sotto settlement e avendo dei limiti possa rispettare le regole e cercare di crescere per non essere sottoposte a restrizioni, che finiranno quest’anno.

Il modello del Salary Cap in stile NBA può essere introdotto nel calcio?
È uno dei temi, io penso che ci siano delle motivazioni chiare sul mancato uso del Salary Cap. Lì è un mercato chiuso, l’Europa ha 55 federazioni. Abbiamo legislazioni e politiche fiscali differenti. Sarebbe difficile applicare quelle regole al calcio europeo. Su qualcosa si sta ragionando. Bisogna capire se sarà calcolato sul netto o sul lordo. In Spagna ci sono differenze da Regione a Regione. Qualcuno a Zurigo e Ginevra ci sta pensando.

Una clausola rescissoria di 400 milioni può essere pagata? Dove si finirà?
Nessuno avrebbe mai pensato che la clausola di Neymar sarebbe stata pagata. Ora lui ha un contratto pazzesco, sono state pagate commissioni altissime. Non so dire dove c’è il limite. Ora ci sono clausole sopra il miliardo di euro. È un sistema poco applicato in Italia, ci sono stati Higuain e Pjanic e poco altro. Pensare di porre dei limiti al libero mercato è sempre difficile. Se il sistema può permettersi certe operazioni è giusto permetterle.

Il calcio è emozione ma oggi non può fare a meno dell’aspetto aziendale. Tutte le parti patologiche delle gestioni sono state considerate al fine di evitare che ci fossero i cosiddetti furbetti che portassero valori di riferimento più elevati rispetto a quelli del mercato. Saltano agli occhi le varie proprietà riconducibili a fondi sovrani o governi. Solo per fare un esempio, il caso di Etihad col Manchester City che sponsorizza lo stadio e la maglia, è intuitivo che Etihad è la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi ed altrettanto intuitivo che se la sponsorizzazione di Etihad è 3 o 4 volte superiore alla media degli altri stadi europei, questo è un campanello d’allarme. Non potete immaginare il tipo di conflitti legali che ci possono essere e ci sono stati perché ad esempio Etihad è proprietario di una società che ha sede nel Delaware, quindi arrivare a stabilire che la proprietà di Etihad sia di proprietà dello sceicco Mansour dal punto di vista legale è abbastanza complesso. La stessa cosa è successa al Psg con lo stato del Qatar e le altre entità, la cosa curiosa è che tutta questa corsa che c’è stata verso la crescita dei ricavi commerciali, quei famosi club che originariamente tentavano di proteggere il loro business dall’interesse di queste nuove realtà, continuando ad andare sul mercato hanno fatto crescere i valori di riferimento. Così la sponsorizzazione del Manchester United a 80 milioni di euro della maglia ovviamente fa salire il valore medio e la parte d’intervento“.

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