Il Tempo (L. Pes) – Fine. Alla stagione della Roma e all’avventura di Juric sulla panchina giallorossa. Umiliata, maltrattata, calpestata, inerme. Una stagione devastata dall’esonero di De Rossi e peggiorata dalla scelta del tecnico croato, che dopo aver tentato di sovvertire l’andamento deludente della squadra che nonostante le parole forti e un discorso sulla mentalità vincente, riceve come risposta una misera vittoria contro la Dinamo Kiev e l’umiliazione del Franchi. Una serata che di fatto costringe la Roma a dire addio alla corsa Champions League e ricominciare ancora una volta col terzo allenatore in stagione. E non siamo ancora a novembre.
La scelta di Juric non aveva mai convinto, aveva forse illuso sino a prima della sosta ma anche lui è stato fagocitato da un gruppo di calciatori mediocri, senza anima e senza amore per la maglia e rispetto per i tifosi. Una rosa costruita sperperando milioni ma prendendo strade diverse, quasi sempre, rispetto a quelle indicate dal vecchio allenatore. Per poi essere affidata a un tecnico alla prima esperienza in una big e che fa del calcio intenso e fisico il suo credo. Centrocampisti intensi ed esterni di passo e dribbling. Niente di tutto ciò, e il risultato è un misero undicesimo posto con appena nove reti segnate in nove gare, al fronte delle undici subite. Un disastro annunciato ma mai ammesso da chi prima e dopo ha contribuito a scelte folli sul mercato e sulla gestione. “Vincere trofei” era la missione annunciata dai Friedkin dopo aver cacciato De Rossi, ma ora c’è più da pensare ad allontanarsi dalla bassa classifica piuttosto che competere per vincere.
Al Franchi è una mattanza. Neanche dieci minuti e la Roma va sotto. Cristante è inesistente in mezzo al campo e Mancini si dimentica Kean che firma l’1-0. Passano sei minuti e il protagonista del film horror diventa Celik che tenta un dribbling su Bove, salvo dimenticarsi il pallone e farsi anticipare dall’ex della serata. Guida assegna rigore e Beltran trasforma. Juric prova la mossa della disperazione, forse la sua ultima sulla panchina della Roma. Doppio cambio alla mezz’ora: fuori un imbarazzante Cristante e uno spompato Angelino, dentro Koné e Zalewski. È proprio il francese a dare la scossa con un gran tiro da fuori che riporta la Roma in partita. Ma l’illusione dura soltanto un paio di minuti, il tempo giusto per meditare un altra scena da thriller. Ancora Bove protagonista, il turco si fa anticipare da Gosens e Bove si invola sulla corsia trovando disastrosa per la Roma e la sua retroguardia. Baldanzi per Mancini è la mossa dell’intervallo.
La Roma non c’e in campo, né con la testa né con le gambe e il poker firmato da Edoardo Bove poco dopo il cinquantesimo era soltanto un episodio già scritto di un film che definire horror è forse un complimento. Si prosegue con il doppio giallo a Hermoso che in pochi minuti lascia la Roma in dieci per l’ultima mezz’ora di gara. L’ennesima tortura dell’avventura di Juric nella Capitale è l’ingresso di Hummels, sul risultato di 4-1 per la Fiorentina, che pochi minuti dopo mette nella propria porta la cinquina viola in un esordio assurdo se si pensa alla carriera dell’ex Dortmund. Gli ultimi minuti sono solo una lenta agonia con Svilar che evita l’ennesimo 7-1 della storia, un’altra volta a Firenze. Da oggi, quasi certamente si volterà pagina. Avanti un altro, in bocca al lupo!
Foto: [Paolo Bruno] via [Getty Images]