Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, è intervenuto ai microfoni di RadioRadio, tornando sul tema della separazione delle curve all’interno dello Stadio Olimpico:
Come mai è diventato il nemico numero 1 dei tifosi di Roma e Lazio?
“A volte dico che questo è anche il prezzo del biglietto. Chi ha compiti di responsabilità può diventare oggetto di queste contumelie. Io non sono venuto qui con l’intento di unire contro di me le tifoserie di Roma e Lazio. Il tema delle curve è principalmente un tema di incolumità. Lo stadio è un luogo di pubblico spettacolo, non un luogo dove non esistono leggi e regole. I comportamenti sono mutuati rispetto alle situazioni. Le barriere non sono di cemento armato. Se si tornerà allo stadio a vivere la partita in maniera normale verranno tolte“.
Gabrielli prosegue il suo intervento cercando di spiegare i motivi per cui siano state prese determinate decisioni: “Se dentro la Curva ci fosse l’eventualità di un morto o un fatto grave, verrebbero a chiedere conto sicuramente a me. Mi sembra surreale che la gente si rifiuti di entrare allo stadio perché abbiamo semplicemente introdotto delle regole. Il vizio di fondo di questa vicenda sta nel fatto che qualcuno considera quello spazio come uno spazio proprio, invece quello è un luogo di pubblico spettacolo, è sottoposto a legge, a regole, è sottoposto a delle responsabilità in base a dei soggetti. In questa vicenda ho condiviso una scelta: un documento del 2014 del Ministro dell’Interno in cui si parla della divisione dei settori. Lo Stadio può essere anche inteso come uno spazio proprio, ma nel rispetto della legge“.
“Qui sembra quasi che ci siano delle persone portatrici del tifo. Ma gli altri settori dello stadio? Sono tifosi di Serie B? Persone che non hanno a cuore la squadra? Credo che sia anche un’offesa alla stragrande maggioranza del tifo capitolino. Trovo immorale impiegare 1700 uomini per una partita, perché ancora ci sono manifestazioni di tifo violento come gli accoltellamenti. Dimostrateci nei fatti che il tifo è soltanto la partecipazione passionale a una manifestazione e io sarò il primo a fare un passo indietro. Dimostrateci che tutto questo è superfluo, non sono barriere di cemento armato“.
Tra due giorni arriva il derby: “Non sono serenissimo. Questo è il tifo che allontanerà le persone per bene allo stadio e porterà alla radicalizzazione dei confronti. Sono sempre per il buonsenso ma in alcuni settori il buonsenso non ha cittadinanza. Ci sono grandi professionisti che verranno impiegati. Se pensano che l’unica soluzione sia lo scontro, si farà sì che questo stato di cose prevarrà senza fine. Non sono sereno per domenica nel senso che so che determinati soggetti hanno determinate intenzioni di fare cose non positive. Ho l’obbligo di dire le cose come stanno. Mi auguro per primo come inizio di una ripartenza che l’appuntamento di domenica, rimanga nei confini di una protesta silente. Le tristi pungicature, sono il preludio dell’anticamera di situazioni gravissime“.
Possibile che i provvedimenti abbiano una data di scadenza? Gabrielli resta cauto: “Vediamo nei fatti questa stagione e il prossimo campionato vedremo se mantenerli o meno“. E la collaborazione da parte delle società? “Poca da parte della società Roma alla quale noi abbiamo comunicato il provvedimento una settimana dopo la fine del campionato. Invece di entrare in una logica corretta, si è immaginato che potesse essere rivisto. Qualcuno si è occupato più di fare telefonate, piuttosto che informare i tifosi della nuova capienza del settore. Il problema è che si è subito il provvedimento, ma non si è fatto nulla“.