Fonseca, mister coraggio

Ha traballato, appena un po’, ma alla fine non ha perso la testa, questo va detto. Paulo Fonseca nell’ultimo periodo è apparso molto provato, in difficoltà per ciò che stava accadendo alla squadra, tra qualche pareggio inaspettato, i tanti infortuni e la sensazione, ormai vinto dalla sfortuna, di non poterne uscirne. I bravi allenatori, si va dicendo, si vedono nelle difficoltà, sono quelli che trovano la soluzione. Quando ti mancano tutti, o quasi, i centrocampisti, o pensi di affidarti a qualche svincolato o il centrocampista te lo fai in casa. Lui ha creato Mancini e su di lui ha ridisegnato la squadra in un 4-1-4-1. Quel coraggio che sarebbe dovuto arrivare dai calciatori, tanto invocato dall’allenatore portoghese, è arrivato da Fonseca stesso, che ha saputo lavorare pure sulla testa della squadra, specie dopo la deprimente partita di Genova contro la Sampdoria. Lì è stato toccato il fondo: zero gioco, zero anima, zero di tutto. Sia nella partita contro il Mönchengladbach sia in quella con il Milan, già si sono notate le differenze. L’altra sera si è rivisto pure un buon calcio, con molte occasioni in più create rispetto alla sfida di coppa. Nella fase più critica, Fonseca ha dato una mano pure ad altri calciatori, che sembravano persi, da Pastore, ad Antonucci e Santon fino anche a Cetin nell’ultima partita. Lo scrive Il Messaggero.

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