Fonseca, l’allenatore rock chiamato a Roma per cambiare musica

Pagine Romaniste (G.Conflitti)11.500 chilometri. E’ grossomodo questa la distanza che separa Roma da Nampula, ma per sua fortuna Paulo Fonbseca dovrà percorrerne molti meno. La Roma sembra aver preso una decisione: sarà il portoghese nato in Mozambico l’allenatore per la prossima stagione. I tasselli mancanti del mosaico romanista iniziano a trovare una loro collocazione; per capire quale sarà l’effetto estetico ci sarà tempo.

Una carriera modestissima quella di Fonseca da calciatore, iniziata al Barreirense e proseguita senza grossi guizzi e con un’occasione mancata, quella con la maglia del Porto nel 1995. Per lui le cose si mettono decisamente meglio una volta ottenuto il patentino da allenatore. Di gavetta ce n’è tanta nel palmares di Fonseca prima di arrivare all’exploit con Paços de Ferreira, che dopo una cavalcata incredibile porta in Champions League per la prima e fin qui unica volta nella storia del club nel 2012. L’anno successivo viene chiamato dal Porto, ma come da calciatore, anche sulla panchina le cose non andranno affatto bene. Otto mesi dopo viene esonerato per gli scarsi risultati, malgrado riuscirà ad ottenere il suo primo trofeo: la Supercoppa portoghese. La vendetta sui dragoes arriva durante l’esperienza al Braga, con il quale sconfigge proprio il Porto in finale di Coppa Portoghese. Nel 2016 l’approdo allo Shakhtar Donetsk, l’inizio di un trienno impreziosito da sette trofei: nel Dombass conquista 3 campionati ucraini, 3 coppe nazionali e 1 supercoppa, in un contesto ambientale non facile, con lo stadio distrutto dalla guerra civile e l’obbligo di giocare a Kharkiv.

Nella testa di Paulo Fonseca il senso estetico ha sempre avuto maggiore rilevanza rispetto al senso pratico, anche se in Ucraina il portoghese ha saputo evidentemente combinare entrambi i fattori. Allenatore moderno e grande estimatore di Maurizio Sarri, Fonseca punta molto sul 4-2-3-1 all’insegna del possesso palla e della ricerca continua delle linee di passaggio, in un sistema di gioco che prevede una costante circolazione del pallone fino al momento in cui uno dei due esterni d’attacco (fondamentali nel suo scacchiere) riesca a creare la giusta situazione per inserirsi e sorprendere la difesa avversaria. Un gioco dispendioso che prevede un cambio repentino di mentalità passando dalla fase offensiva a quella fase difensiva, caratterizzata da aggressività sul portatore di palla e spazi stretti tra reparti, con una particolare attenzione a non permettere agli avversari di attaccare la profondità alle spalle della difesa. Andranno quindi fatte attente valutazioni anche sui membri della rosa attualmente a disposizione della Roma per quanto riguarda l’adattabilità al gioco di Fonseca. A maggior ragione dopo un’annata scandita dal refrain di una squadra che non si confaceva per caratteristiche al calcio richiesto da mister Di Francesco.

Se come afferma il suo connazionale Mourinho, per il quale “chi sa solo di calcio non sa niente di calcio“, i tifosi della Roma possono stare tranquilli. Tra le passioni di Paulo Fonseca ci sono i cavalli e una certa propensione a vestire bene. Tranne quando supera i gironi di Champions League ad alto coefficiente di difficoltà. Una menzione la merita la passione per la musica, in particolare rock (grande fan degli U2 e batterista amatoriale). Ecco, a Roma magari c’è bisogno di chi la musica la cambi, trasformando il Fado dell’ultimo mese in qualcosa di più allegro.

 

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