Corriere dello Sport (R. Maida) – A un certo punto hanno inquadrato i Friedkin, padre e figlio. Erano increduli per uno spettacolo improponibile al quale nessuno li aveva ancora abituati: mai, nelle prime 12 partite da padroni, erano usciti da uno stadio senza portare via qualcosa. Al San Paolo, che presto verrà intitolato a Maradona, hanno invece conosciuto il senso del calcio. La realtà ha dimostrato che non c’è stata partita. Tatticamente, tecnicamente, fisicamente, psicologicamente. Il Napoli ha giocato da solo. Tutto il bello della Roma delle ultime settimane è evaporato nella fredda serata di Fuorigrotta. Con la complicazione non banale di due infortuni: la ricaduta di Mancini e il guaio muscolare capitato a Veretout. Paulo Fonseca non sa come spiegare un tonfo così rumoroso. Può capitare di perdere, prima o poi si deve perdere, ma è sempre opportuno evitare figuracce. “Non bisogna cercare scuse in certi momenti, dobbiamo riconoscere che il Napoli è stato superiore e ha meritato di vincere. Noi non abbiamo fatto nulla per ottenere un buon risultato“. Da Napoli era cominciata la serie positiva, a Napoli si è interrotta. Ma questa sconfitta è peggiore di quella di luglio. Fonseca è allibito: “Siamo stati poco aggressivi. Abbiamo concesso ai nostri avversari di entrare in area facilmente. E in fase di costruzione non riuscivamo a fare tre passaggi di fila. Peccato perché eravamo entrati bene in campo”. Respinge però l’accusa che la Roma fallisca gli appuntamenti importanti. “Abbiamo vinto anche partite contro grandi avversari, inoltre in Italia ogni partita è un test.. Dobbiamo accettare gli errori, specialmente in fase difensiva, e capire dove abbiamo sbagliato per migliorare: non eravamo i migliori del mondo prima di venire a Napoli e non siamo i peggiori adesso“.