«Il mio modello assoluto è Cesc Fabregas». Alessandro Florenzi guarda verso la platea nella pancia del Fenway Park e si accorge che non vola una mosca. Perché solo il riferimento al campione spagnolo del Barça fa riflettere. Il centrocampista giallorosso, 21 anni, non è presuntuoso. Ma studia da top player. «Cerco di rubare da lui ogni volta che vedo le sue partite». In allenamento, invece, inquadra un compagno: «Sì, perché anche qui c’è un giocatore che mi può dare molto: è Pjanic. Lui legge l’azione due secondi prima degli altri. Bradley già lo conoscevo. Ora che ci lavoro insieme ho però scoperto che è un lottatore: ha aggressività e tecnica. E fuori dal campo è una bella persona».
La sua rete, a metà ripresa, è stata decisiva per battere il Liverpool. Ma Florenzi sa che altre sono state più importanti. Soprattutto quelle che gli hanno permesso di rientrare a Trigoria: «Valgono più le undici di Crotone. Perché quelle in amichevole non contano. Se avessi segnato in una partita di campionato sarebbe stato diverso. In A, con la Roma, è un’altra cosa rispetto a quelle in B». Presto Alessandro lavorerà con Destro che è suo compagno nell’Under 21. «Mattia lo conosco bene: può darci una grossa mano. E’ stato un grande acquisto, ma non dobbiamo dimenticare gli altri che sono già qui».
Il quinto successo in cinque amichevoli fa crescere l’entusiasmo attorno alla Roma. Florenzi se ne rende conto. E’ convinto che gli addestramenti di Zeman possano fare la differenza: «Noi proveremo a vincere tutte le partite. Ma dovremo lavorare su ogni singola partita, preparandola una alla volta e cercando di mettere in campo tutto quello ci chiede l’allenatore a seconda della gara che dobbiamo affrontare. All’inizio la preparazione è stata dura. Abbiamo sofferto, ma ora siamo in crescita». Alessandro deve rispondere, perché lo hanno chiesto a tutti, il suo ricordo sulla notte dell’84, sulla finale di Coppa Campioni persa all’Olimpico contro il Liverpool. «Non ero nato, ma ne ho sentito parlare. Vengo da una famiglia romanista. E’ stato doloroso. Questa è solo un’amichevole, ma sono felice perché al Fenway Park si respira un’atmosfera speciale».
Il Messaggero – Ugo Trani