La faccia di Pjanic, che disegna una “o” di stupore con la bocca, esprime l’incredulità di un ragazzo che non aveva mai visto niente di simile: in un sabato pomeriggio, per nulla spaventati dalla pioggerella autunnale, duecento tifosi hanno accompagnato fisicamente la Roma fino al treno per Firenze.
Cori, pacche sulle spalle, urla di sostegno. Chissà cosa avrà pensato Pjanic, guardando dal finestrino, prima che la Frecciarossa lasciasse il binario 1 della stazione Termini. Il fumetto sembrava questo: “Adesso le cose vanno male. Quanta gente verrebbe a incitarci se vincessimo tre o quattro partite di fila?”.
IMPASSIBILI – La risposta potrebbe darla Francesco Totti, che non è esattamente alla prima trasferta ferroviaria con la Roma. Seguito come un’ombra da un agente in borghese, dal momento in cui ha lasciato il pullman fino al sedile che gli spettava per il viaggio, Totti non ha battuto ciglio davanti ai suoi stessi tifosi. La testa era già alla partita. “Un capitano, c’è solo un capitano” cantavano i ragazzi innamorati. E lui dritto, concentrato, imperturbabile. Come Daniele De Rossi, nascosto dietro a un lungo cappello di lana e alle cuffie giganti, che è stato tra gli ultimi a prendere posto sul treno. E come Luis Enrique, che ha constatato ancora una volta quello che aveva detto poche ore prima in conferenza stampa: “La gente è con me” . E’ vero. La gente lo coccola e lo sprona, anche se con un coro ( “Fa’ gioca’ Borriello!” ) ha manifestato dissenso con la scelta di escludere un centravanti nel giorno in cui manca l’altro centravanti: scelta che, peraltro, nemmeno Borriello ha capito. Borriello era convinto di giocare, almeno contro la Fiorentina, almeno come riserva di Osvaldo. (…)
GOVERNANCE – Molto prima, prima di tutti anzi, a sorpresa a Termini era spuntato Thomas DiBenedetto, che ha chiesto di vivere da vicino l’umore della squadra e del popolo. Dopo aver accettato di buon grado di posare per le foto, ha scambiato qualche parola con i giocatori e si è seduto in compagnia di Fenucci e Tempestilli. Il clima era disteso, a bordo: Lamela scherzava con Bojan, a cui (forse) contende un posto tra i titolari; Gago e Heinze si raccontavano storie argentine; i brasiliani, di nuovo in quattro dopo un lungo periodo di diaspora, ascoltavano musica delle loro parti. (…)
Corriere dello Sport – Roberto Maida