Scandalo Fifa – La fine degli intoccabili

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La Repubblica (A.Pontani) – La grande, spettacolare retata di Zurigo, lascia sbalorditi per il modo, i tempi, i nomi delle persone arrestate, il crollo fragoroso e improvviso di un mondo che sembrava impermeabile e intoccabile, chiuso dentro la sua cupola di omertà e autoreferenzialità. Non sorprende invece affatto la causa del crollo, l’oggetto delle indagini dell’Fbi: la mostruosa corruzione che ha portato all’assegnazione dei mondiali di calcio, ma anche alla gestione del colossale giro d’affari della Fifa, dai diritti tv alle sponsorizzazioni.

Centinaia di milioni di dollari (e si ipotizzano cifre per difetto) distribuiti, secondo chi indaga, a funzionari e dirigenti di un’organismo, la Fifa, soggetto soltanto a risibili meccanismi di autocontrollo. Nei fatti, la Fifa è un mondo a sé stante, dove affari e potere vengono spartiti tra i membri di una casta sovrannazionale, con logiche estranee alle regole che governano le normali attività economiche e politiche delle grandi aziende mondiali. Questo è, la Fifa: una potentissima azienda che opera in un settore, il calcio, che muove miliardi grazie alla forza incomparabile delle passioni che sa suscitare nel suo pubblico globale, stimato in un paio di miliardi di persone. E questo gigantesco bancomat planetario, da sempre, è nelle mani di un pugno di uomini selezionati (formalmente sono eletti, a garanzia di una parvenza di democrazia) all’interno del mondo del pallone, un circolo chiuso che non deve rispondere a nessuna autorità nazionale.

Anzi: la Fifa, come il Cio, altra grande casta dello sport mondiale, ha fissato nei decenni paletti sempre più stretti per garantire la propria autonomia dai governi: le intrusioni, anche negli organismi direttivi delle singole federazioni nazionali associate, non sono tollerate, pena la sospensione immediata. In pratica, se un governo prova a mettere bocca nella gestione e selezione dei dirigenti di una federazione, ne procura automaticamente l’esclusione da tutte le competizioni. Niente mondiali, per capirci meglio.

E’ anche con queste regole che la Fifa si è assicurata, in nome dell’autonomia, la possibilità di evitare qualsiasi tipo di interferenza nei propri affari. Non c’è nessuno che può controllarla, tutto è deciso e spartito all’interno delle sue stanze, affidato a organismi, direttivi, commissioni, che agiscono con la massima libertà di movimento, dovendo rispondere soltanto ad altri membri della loro stessa organizzazione. Un piccolo e formidabile centro di potere, governato dall’ottantenne Sepp Blatter senza opposizione alcuna, a dispetto dell’apparente democrazia di cui si parlava. La capacità di acquisire consenso,disponendo di centinaia di milioni di dollari con cui finanziare progetti o direttamente le federazioni membre della Fifa (ciascuna ha diritto a un voto) consente infatti a chi è presidente di restarci praticamente a vita, come dimostrano i 17 anni di reggenza compiuti da Blatter, favoritissimo, fino ad oggi, anche per le elezioni fissate venerdì.

E’ un meccanismo diabolico, che negli anni ha trasformato la Fifa in un comitato di affari adesso messo a nudo dall’inchiesta americana, ma più volte denunciato dai media di tutto il mondo. L’assegnazione dei mondiali alla Russia (2018) e al Qatar (2022) è stata oggetto di decine e decine di inchieste giornalistiche, con testimonianze, documenti, rivelazioni continue. La risposta della Fifa è stata l’apertura di un’indagine interna che ha portato a un’autoassoluzione in blocco dei suoi dirigenti, con l’eccezione unica del solo oppositore dichiarato di Blatter. Siamo puliti, tutto a posto, disse il presidente commentando la relazione Garcia, l’uomo incaricato di svolgere l’inchiesta interna, e colui al quale si deve molto probabilmente la bufera di oggi: Garcia rifiutò le conclusioni di Blatter, chiese di rendere pubblica la sua relazione, si dimise, gridò allo scandalo, prima di avviare con ogni probabilità la collaborazione decisiva con gli agenti federali che oggi hanno arrestato i suoi ex colleghi.

In attesa di capire meglio quali sviluppi avrà l’operazione, che coinvolge pezzi da novanta, ex presidenti di confederazioni, capi del calcio di interi continenti, resta una considerazione da fare. Come nel caso del Cio, la cui gigantesca corruzione venne alla luce nello scandalo dei Giochi invernali comprati da Salt Lake City 2002, anche per la Fifa l’inchiesta dell’Fbi potrebbe rappresentare l’ultima e unica possibilità di una svolta. Il Cio devastato dagli scandali riuscì, almeno in parte, a riorganizzarsi stabilendo regole più severe e più etiche, dotandosi di una decente normativa anticorruzione e di strumenti di controllo più efficaci sull’attività dei suoi membri. La Fifa dovrà fare altrettanto. Senza Blatter, e soprattutto senza la pretesa di dover rispondere soltanto alle proprie leggi, che spesso con la vera legge nulla hanno a che spartire.

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