Il Tempo (M. Vitelli) – Whisky on the rocks. Dove «rocks» sta per rocce, ostacoli. Non ghiaccio. Quando Michel Platini, numero uno dell’Uefa, ha chiesto a Joseph Blatter, suo omologo della Fifa, di scolarsi un goccetto e poi dare le dimissioni, probabilmente si aspettava un si. «Sarà un addio celebrato in pompa magna» sembra abbia detto «Le Roi» allo svizzero. Certo, un grande spettacolo per gli spettatori seduti in platea ad assistere ad un dramma mal recitato, ma un commiato da brividi per gli attori e gli addetti ai lavori dietro il sipario. Perché lo show che la Fifa ha messo in scena negli ultimi vent’anni è ai titoli di coda. Perché gli slogan su rispetto, giustizia e sportività sono solo assi di legno che tengono in piedi facciate di palazzi finti, da palcoscenico. E ora, con il vento dell’Fbi che soffia forte, sta per venire giù tutto. Ma Blatter, dopo il bicchierino, ha risposto no. Ricandidandosi e vincendo per abbandono dell’avversario Ali bin al Hussein l’ennesimo match mondiale.
Intanto l’inchiesta si allarga e nuove rivelazioni aumentano le certezze di «black-business».Danny Jordaan, presidente della Federcalcio brasiliana, ha ceduto alle pressioni degli ispettori: «È vero, dopo l’assegnazione del Campionato del Mondo avvenuta nel 2004 pagammo dieci milioni di dollari alla Concacaf, ma non fu una tangente. Li versammo nel 2008 all’associazione per lo sviluppo del calcio come contributo volontario». Un fondo presieduto all’epoca da Warner, vice di Blatter ora incriminato. Nelle indagini anche un trasferimento di 2,2 milioni di dollari dalla Fifa alla Federazione delle isole Cayman. «Per costruire una nuova sede e due campi di calcio», la spiegazione ufficiale. Ma il fatto che Jeffrey Webb, il numero uno della Concacaf fino al suo arresto di mercoledì scorso, è originario proprio del «paradiso fiscale» in questione, alimenta dubbi. In Russia, patria dei modi spicci e paese ospitante del Mondiale 2018, le tensioni hanno fatto una vittima eccellente: il presidente della federazione Nikolai Tolstikh, già sotto assedio per il contratto da nababbo fatto firmare a Fabio Capello.
Caos, invece, nel Regno Unito, dove ogni protagonista ha un’idea diversa sul da farsi. «L’Inghilterra dovrebbe boicottare la prossima competizione mondiale in segno di protesta contro la Fifa e la Russia», ha dichiarato Andy Burnham, nuovo leader laburista. «Ridicolo solo pensarci», ha sentenziato Greg Dyke, chairman della FA. «Non siamo ancora nella posizione di poter esprimere un’opinione», ha invece dichiarato John Whittengdale, segretario di Sua Maestà per la cultura e lo sport. «La Fifa dovrebbe solo dimostrare che il calcio rappresenta lo spirito del fair play» le parole decubertiane del principe William, presidente della Football Association. Questo il Risiko in versione Subbuteo, la lunga partita è appena iniziata.