Fienga: “Non facilitare la costruzione dello stadio significa tagliare le gambe a un club sulle possibilità di sviluppo”

Il CEO della Roma, Guido Fienga, ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine dell’evento SportLab organizzato da Il Corriere Dello Sport e Tuttosport per i loro 75 anni di attività. Queste le sue parole:

Si va verso l’ingresso dei fondi e della divisione della distribuzione e della creazione dei contenuti?

Sì, non è una divisione netta senza possibilità di sincronia, è più un effetto di quello che succederà. L’ingresso dei fondi sta accelerando un processo che l’impatto negativo del virus sta rendendo solo più urgente. La trasformazione dell’industria della distribuzione dei contenuti è partita mesi fa. Si utilizzano piattaforme che hanno contenuti totalmente diversi. Sky sta diventando una piattaforma d’accesso più che un ideatore di contenuti. Ci sono investimenti enormi da fare ma anche una modifica delle richieste dei consumatori. Il nuovo modello servirebbe a stabilizzare i flussi per le società.

Il prodotto calcio va spezzettato in forme nuove, la competenza dei fondi in questo è utile?

Ovviamente sì, poi i fondi acquistano competenze. La capacità è quella di aggregare contenuto esclusive, competenze in settori limitrofi e competenze tecnologiche. Con l’introduzione del 5G i modelli di broadcasting classici verranno meno. La partita in senso pratico andrà ad attivare una serie di altri servizi accessibili semplicemente tramite un device.

I fondi portano liquidi, competenze e forse infrastrutture: non pretenderanno di comandare?

Sui valori ancora non mi voglio spingere perché c’è una negoziazione in corso. Certamente stiamo facendo la scelta di un partner non solo perché porta dei soldi, ma anche perché porta un know how. Altrimenti saremmo andati da una banca, da un finanziatore. Io lo vedo come un arricchimento, stiamo parlando di un ingresso con percentuale di minoranza e questo perché si riconoscono a questi fondi competenze che oggi non ci sono, per fare qualcosa di diverso rispetto a quanto visto finora. Detto ciò c’è una negoziazione, l’idea è buona ma ora bisogna vedere.

Sulla questione stadi

Non voglio entrare nel commento politico, ci tengo a sottolineare che il Covid ha dimostrato che il calcio senza pubblico è un altro sport, decisamente più brutto rispetto a quello che amiamo. La cornice è funzionale a questo spettacolo. Lo stadio non è solo un contenitore, ma un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere. Nelle top 20 squadre europee, quelle che hanno mostrato una crescita anno su anno sono state solo quelle con lo stadio di proprietà. Non facilitare la costruzione di un impianto significa tagliare le gambe a un club sulle possibilità di sviluppo. Non dobbiamo sorprenderci che dopo 10 anni una squadra che non ha questa possibilità perde la percezione del suo brand. Su un piano europeo, l’agibilità e la qualità degli stadi è uno dei fattori chiave per far parte di queste competizioni. Lo stadio non è un vezzo che una società deve avere. E’ ovvio che la costruzione di uno stadi fattibile e sostenibile deve rispondere a una serie di requisiti. Questo è un processo che deve avvenire in tempi economici accettabili, sapere che un’opera può essere completata dopo 12 o 13 anni mina la tenuta del piano stesso e questo mette in crisi qualunque investitore nelle sue capacità. Abbiamo sempre rispettato pazientemente il lavoro delle istituzioni: riteniamo che uno stadio per noi sarebbe stato meglio, la situazione della Roma è ancora più penalizzante perché dispone di uno stadio 2 giorni ogni 15 e non siamo in grado di aprire alcun business collaterale e attivare tutto ciò che altre squadre che noi abbiamo l’ambizione di raggiungere e con cui vogliamo competere possono fare e su cui sviluppano quote di fatturato altissime. Per noi questo è 0 e resterà tale finché non avremo uno stadio di proprietà. Vogliamo investire come gli altri.

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