Si celebrano oggi i 50 anni del Roma Club Testaccio, nato il 4 ottobre 1969. A margine dell’evento, è intervenuto il CEO della Roma Guido Fienga, che ha dichiarato:
“Un saluto da parte della società. Ci tenevamo ad esserci e salutarvi perché questa è una festa troppo importante per tutti noi. Tutto quello che facciamo lo facciamo anche e soprattutto per guadagnarci il vostro orgoglio. Non è sempre facile ma vi assicuro che ce la stiamo mettendo tutta. I primo a soffrire la frustrazione di non vedervi contenti siamo noi. Negli ultimi anni solo una notte vi abbiamo visto orgogliosi di quello che abbiamo fatto, quella partita con il Barcellona, ma una notte è poco anche per noi. Desideriamo quanto prima tornare a vincere qualcosa, non possiamo promettervelo ma vi possiamo promettere tutto il nostro impegno che è massimo, anche nel riconoscere gli errori quando li facciamo, ripartire e avere il coraggio di cambiare per fare quello che stiamo facendo anche quest’anno. Lavorare il più possibile, mettendocela tutta, con grandissimo impegno“.
A chi è sorta per prima l’idea di Paulo Fonseca? Come avete concentrato i vostri sforzi per arrivare al tecnico lusitano?
L’idea sorge alla Roma e in quel momento la Roma era guidata da me e quindi la responsabilità di quella scelta è per forza iscritta a me. Questo è il momento in cui la Roma viene prima di tutto, per questioni anagrafiche, per scelte che ci hanno visto contrapporci, non abbiamo gli eroi ma il club prima di tutto, quindi non personalizziamo la scelta. Non è la Roma di De Sanctis, di Fonseca, di Fienga ma è la Roma di tutti noi. La scelta di Fonseca è stata una scelta condivisa fra tutti e se lo volete sapere il primo che ci ha parlato sono stato io, ma non per questo è la scelta di Fienga, ma è la scelta della Roma. Speriamo che sia una scelta che ci renda contenti e che ci porti tante soddisfazioni.
Pallotta?
Jim è una persona che sta dando tu se stessa per la Roma. Recentemente gli abbiamo chiesto anche un aumento di capitale che significa compensare con i fondi propri quello che serve per far ripartire la società ed è stato approvato. Ho un contatto assiduo e quotidiano con lui tanto è vero che se parlate con Jim vi può dire qualsiasi cosa su quello che succede. Il fatto che non venga qui dipende sia dalla sua vita che da una serie di scelte. Nell’ultimo periodo non ha ricevuto tutto questo calore. Può succedere che non la pensiamo uguale come il caso di Daniele De Rossi che è stato il caso più violento di disaccordo: è stata una scelta della società di cui mi intesto anche la responsabilità, ma lo stiamo facendo solo e soltanto per il futuro della Roma, tanto è vero che continuiamo a investire nella Roma senza togliere un euro dalla Roma. Possiamo sindacare se i soldi sono stati spesi male, ma li abbiamo spesi, anzi ne stiamo spendendo tanti. Jim tiene alla Roma, soffre per la Roma anche più di me, forse perché la vede da fuori come un figlio che non rende e il papà soffre. Vorrei che stesse di più a Roma e credo che verrà. Alla fine ci piace far vedere i fatti… purtroppo ancora non sono i trofei, ma ritengo che stiamo ripartendo facendo delle cose buone. Ci interessa solo vincere e speriamo di riuscirci. Non è una promessa, è uno stato d’animo: se non vinciamo non siamo soddisfatti. Lo dico pure a voi: se vinciamo 3-4 partite e siamo contenti, non esaltiamoci perché o vinciamo veramente alla fine o non abbiamo fatto niente.
Presente ai festeggiamenti anche Morgan De Sanctis che ha aggiunto:
“Ci tenevo a salutare tutti. Sei anni fa ho avuto il grande privilegio di entrare a far parte nella famiglia giallorossa. Quell’estate si veniva da una partita sfortunata che ha segnato negativamente la storia della Roma, mi auguro di poter essere testimone da dirigente giallorosso della rivincita di quella partita. In quell’estate non c’erano umori altissimi. Il popolo giallorosso ha dovuto subire delle grandi delusioni ma si è sempre saputo rialzare. Ricordo bene la prima volta che ho avuto il contatto diretto con il pubblico all’Olimpico ed era dopo quel 26 maggio e ho percepito la voglia di rivalsa e di combattere dei tifosi romanisti. In un certo senso, l’ultima estate è stata piena di cose particolari per la storia della Roma. Come successo allora con società, giocatori, squadra e tifosi eravamo ripartiti forti e l’auspicio adesso è che questo nuovo ciclo possa portare dei grandi risultati alla Roma. Io me lo auguro, come ho fatto sei anni fa da calciatore, cercherò di dare il massimo contributo da dirigente“.