La Gazzetta dello Sport – SuperRoma! Sbucciato il Feyenoord

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Peccato che la banana che gli hanno scagliato nel primo tempo fosse di gomma e non vera. Perché Gervinho, per sdrammatizzare un po’ un clima che sarebbe diventato di lì a poco invivibile, avrebbe potuto sbucciarla e poi mangiarsela. Tipo Dani Alves. Non importa: alla fine la banana è andata di traverso ai tifosi razzisti del Feyenoord, non tutti, per carità, ma una bella percentuale, comunque inaccettabile anche nella civile Olanda. E Gervinho ha segnato ancora, e con lui Ljajic, lanciando i giallorossi agli ottavi e completando la fantastica «manita» italiana. Ormai da un decennio il Feyenoord non va oltre i sedicesimi di una coppa: un motivo ci sarà e, ora possiamo dirlo dopo il 2­1, all’andata è stato più che altro ingigantito dagli errori della Roma. Qui non ripetuti. Squadra normale. Chi invece merita di andare oltre è l’arbitro francese Turpin che fa quello che spesso suoi colleghi più titolati non hanno il coraggio di fare: gestire una sfida infernale mettendo a tacere razzisti con un annuncio e poi un’interruzione. Perché sì, a Rotterdam succede di tutto, non solo una partita.

RAZZISMO E BANANE Quello che ci aspettava fuori, dopo le mascalzonate di Roma, accade in campo. Quando si capisce subito che per il Feyenoord è una serata storta e che, dopo un naturale sfogo iniziale, pochissimi minuti, è la Roma a gestire la sfida con personalità. Padrona con il suo 4­3­3 mobile. Con la sola pecca di sbagliare troppo. Chi non sbaglia mira è il cretino che, dalla tribuna, lancia una banana verso Gervinho, minuto 38. L’arbitro non perde tempo e ordina un avviso dello speaker: astenersi, per favore, da simili comportamenti o sono guai. Il primo atto dovuto di una serie di tre prevista dall’Uefa: al secondo caso si interrompe la partita, al terzo si sospende. E che il secondo sia vicino si capisce quando, al 47’ del primo tempo, Ljajic inchioda il Feyenoord, e soprattutto la zona destra della difesa, alle sue responsabilità con il diagonale dell’1­0 (che festeggia indicando al pubblico Gervinho, bravo).

INTERRUZIONE Non è neanche fortunato il Feyenoord, oltre che scriteriato. Perché uno che sembrava poter far male, il centravanti Kazim Richards, s’infortuna alla mezzora e lascia il posto allo spaesato Te Vrede. Il protagonista involontario del caos. Te Vrede entra in sforbiciata su Manolas: brutto fallo da dietro, da «arancione» tendente al «rosso», colore scelto dall’arbitro. È come il segnale: dalle tribune piove di tutto e l’acqua dal cielo è naturalmente la cosa più gentile. Ai saluti fascisti e agli insulti razzisti si aggiungono bottigliette, accendini e perfino un ombrello. Forse uno degli accendini lanciati in campo colpisce il guardalinee Cano. Basta. Siamo quasi al 9’, Turpin ferma tutti e indica gli spogliatoi. Dentro e riunione con l’Uefa. Alla quale di sicuro non spiacerà liberarsi di un cliente scomodo come il Feyenoord (dal punto di vista comportamentale). Un quarto d’ora circa, diversi annunci ai tifosi, poi si rientra con la spada di Damocle della sospensione e relativo 3­0 per la Roma. Da questo momento i tifosi, si fa per dire, smettono di offendere.

CHE GERVINHO! E da questo momento, incredibile, il Feyenoord in dieci quasi mette paura alla Roma. Non certo per merito dell’allenatore Rutten che, al rientro, va quasi ad aggredire l’arbitro urlandogli che è sua la colpa se gli animi si sono riscaldati: sì, nel primo tempo c’è un gesto folle di De Rossi su Kazim Richards, una manata non vista, ma cosa c’entra con i razzisti? Turpin fa finta di niente. Merito invece di Manu, ennesimo centravanti olandese entrato alla sosta, che subito approfitta di un errore difensivo per firmare l’1­1 e fa ammattire i romanisti. Per fortuna tre minuti dopo Gervinho, come all’andata, va ancora in gol e il 2­1 cancella ogni speranza degli olandesi. La risposta più bella possibile dell’ivoriano alle offese e alle banane, un bell’aiuto a Garcia (che aveva rischiato lasciando fuori Nainggolan) e al morale della Roma in vista della Juve. Ma la risposta più interessante arriva da Totti, splendido in alcune occasioni, vera chiave della sfida: con i suoi tocchi di prima ha aperto una difesa già di suo non blindata. Gli è mancato il gol, anzi se l’è proprio mangiato, ma fa niente. Avanti Roma, avanti tutte le italiane, e cerchiamo di imparare anche da sconcezze del genere: perché non accada mai di essere noi al centro di questi casi.

La Gazzetta dello Sport – F. Licari

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