Era l’età meravigliosa del talento e della leggerezza anche nel buttarlo al vento, il momento in cui tutto è possibile e nulla sembra per sempre. Francesco Totti torna, 15 anni dopo, sul luogo del delitto. Stadio de Kuip di Rotterdam, quello della finale dell’Europeo 2000 perduto al golden gol contro la Francia. Era una partita già vinta, ma i Bleus la pareggiarono a tempo scaduto. Poi arrivò la ghigliottina di Trezeguet. Totti era arrivato a quella finale con il «cucchiaio» a Edwin Van der Sar, simbolo di classe e spensieratezza. Il calcio aveva i suoi mali, ma sembrava ancora un gioco. Oggi si parla di monumenti devastati dall’ignoranza più belluina e di campionati che si fermano per eccesso di violenza. Oggi Totti deve portare la Roma fuori dalle polemiche con una vittoria contro il Feyenoord (o con un pareggio con tanti gol, dopo ’1-1 dell’andata) per passare il turno di Europa League. «Mentre venivamo in macchina allo stadio raccontavo al mister che cosa mi è successo qui, tanto tempo fa. Purtroppo non è un bel ricordo, anche se giocare una finale in un Europeo fa sempre piacere. Adesso dobbiamo uscire di qui con un risultato ben diverso. Qualificarci può essere una svolta in tutti i sensi, può cambiare la stagione. A volte basta una vittoria sola per ritrovare fiducia. Affronteremmo la Juve in un’altra maniera. Se vinco questa, vinco anche lunedì. E lo dico senza se». È il solito Totti. Parla scherzando e scherzando dice le sue verità: «Totti mangia centravanti? È un detto che gira a Roma: se ci sto io, non può arrivare nessun altro. E invece sono il primo a dire: magari arrivasse un altro Batistuta. Il mio labiale quando Garcia mi ha sostituito a Verona? Stavo bene. C’era un corner, mi sentivo un po’ Toni e volevo segnare di testa e poi uscire… Ma non c’è nessun caso, ogni decisione spetta al mister». Diventa serissimo solo quando capisce che qualcuno sta facendo di tutto per rompere il giocattolo. Gli stadi si svuotano per la paura, le città diventano campi di battaglia, il mondo è pieno di frustrati che pensano di essere qualcuno soltanto se vincono o, se non possono vincere di persona, se qualcuno lo fa al posto loro: «Io mi diverto soltanto sul campo, le immagini esterne sono brutte per tutti. Per me dovrebbero fare come sta succedendo in Grecia, prendendo seri provvedimenti, ma purtroppo in Italia non succederà mai nulla del genere». L’allerta a Rotterdam per la partita di stasera è altissima. La speranza è che sia soltanto calcio. La voglia è riscrivere il finale di 15 anni fa e cambiarlo.
Corriere della Sera – L. Valdiserri