La Prova del Nove è superata. Nella notte in cui la Roma ritrova in un colpo solo la vittoria, il coraggio, l’orgoglio e un senso ad una stagione che stava appannando, non è un caso che il suo gol numero 9 lo segni Adem Ljajic, il capocannoniere di un gruppo che finora con la porta avversaria ha dimostrato di avere una dimestichezza inferiore alle sue ambizioni.
PRIMO ACUTO – Certo, non sarà la Champions, ma è un segnale di rinascita il fatto che la Roma trova il primo suo successo europeo lontano dall’Olimpico in una classica gara della vita. Proprio nel momento più delicato quando lì davanti non trovavano la zampata decisiva ed i minuti passavano. Ecco, in quel momento è proprio il serbo ad avere la freddezza per trovare il sinistro al volo e finalizzare la sassata arrivata da Torosidis: un gesto tecnicamente tutt’altro che semplice, un gesto alla Ljajic. Il primo per lui in Europa con la maglia giallorossa.
CAMMINO – La rete di Rotterdam per il serbo è stato quasi un ideale ponte di congiunzione con sei anni fa. Quando aveva segnato in Europa League, col Partizan Belgrado (2 volte) e già emergeva come grande promessa. Era il primo ottobre 2009 quando a Donetsk contro lo Shakhtar segnò la sua prima rete nelle coppe europee, solo due giorni dopo aver festeggiato i suoi 18 anni. Segni da predestinato.
VERSO LA JUVE – «Era la vittoria che serviva, dedicata ai nostri giocatori di colore – spiega alla fine l’attaccante –. Abbiamo meritato di battere il Feyenoord e a questo punto sono convinto che, battendo la Juve, possiamo anche riaprire il discorso scudetto. Occorre che troviamo continuità, perché questo è un gruppo pieno di doti. Se riusciamo ad esprimerci tutti nel modo migliore possiamo andare lontano. E ora nel sorteggio vorrei evitare una italiana». Gli fa eco Gervinho, vittima del razzismo dei tifosi del Feyenoord, punito proprio dal suo gol: «Molto importante questa vittoria. Volevamo vincere per noi e per i tifosi che sono venuti fin qui. Andare verso i tifosi è stato un gesto spontaneo. Ora pensiamo a partita dopo partita». Chiude capitan Totti, a 38 anni ancora una volta uno dei migliori: «È una qualificazione molto importante per il nostro futuro».
La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini/D. Stoppini