La Gazzetta dello Sport (A. D’Urso) – È entrato a Trigoria con la faccia di un bambino delle scuole elementari che guadagna il cortile durante la ricreazione: felice, emozionato, il ritratto della gioia. Già in trionfo al suo arrivo domenica sera all’aeroporto di Fiumicino, accolto da oltre 400 tifosi festanti, ieri Matias Soulé ha mostrato a tutti al suo primo giorno in giallorosso i suoi occhi illuminati, pronto con il cuore in subbuglio e le gambe leggere a disegnare calcio in libertà, come farebbero il suo idolo Angel Di Maria, “El fideo” (spaghetto), cui si è sempre ispirato, o il primo Javier Pastore del Palermo, “El Flaco”, cui l’ex Juve assomiglia un po’: due “flachi”, non a caso.

E quello della Roma, tra i più importanti talenti dell’ultima generazione argentina di fenomeni e pagato 30 milioni dai Friedkin, vuole ora dimostrarsi all’altezza dei suoi sogni: quelli che lo hanno spinto verso la Capitale, lì dove voleva essere a tutti i costi, accanto agli amici e connazionali Paulo Dybala e Leandro Paredes e, soprattutto, alla compagna Milagros. Quando ancora le immagini del bagno di folla di Fiumicino gli lampeggiavano in testa di buon mattino (“Hai visto che roba? Abituati”, gli ha subito scritto La Joya), Soulé ha svolto le visite mediche e poi ha firmato il contratto che lo lega alla Roma fino al 2029, con uno stipendio di 2 milioni più bonus a stagione.

Il trequartista verrà ufficializzato dal club stamattina: nel frattempo, ha preso contatto con l’ambiente di Trigoria e proprio l’amico Paulo gli ha già riservato nello spogliatoio il posto accanto a lui e a Paredes, con tanto di foto pubblicata sui social. Per una traiettoria disegnata dal destino, l’argentino è ritornato nel Lazio, dove la scorsa stagione è esploso a Frosinone e dove sabato giocherà a Rieti la prima amichevole con la maglia giallorossa con l’Olympiacos, preludio al ritiro in Inghilterra e al doppio test con Coventry City e Everton, nelle quali il tecnico Daniele De Rossi schiererà per qualche spezzone di gara i tre argentini insieme, rafforzando così l’anima sudamericana della Roma.