Il Messaggero (U.Trani) – La partenza della Roma è lenta e insicura. Dunque non da prima rivale della Juve. Ma il pari del Bentegodi, 1 a 1 in rimonta, diventa subito utile. Per il futuro più che per la classifica. Servirà a cancellare gli equivoci e magari a eliminare i vecchi e nuovi difetti. Garcia, dopo 2 successi di fila, per la prima volta non vince al via in campionato. Contro il Verona, però, si complica il pomeriggio da solo. Perché va a usare in modo scriteriato i tanti attaccanti a disposizione. Il tridente di partenza con Gervinho, Dzeko e Salah viene smontato nella ripresa e ricostruito con due esterni di copertura, Iago Falque e Ibarbo, quando sarebbe stato il momento, invece, di andarsi a prendere i tre punti. Restano in panchina i migliori realizzatori della scorsa stagione: Totti e Ljajic. Il gol che vale il punto prezioso riportato a casa è di Florenzi: attualmente fa il terzino di scorta.
ALI SPEZZATE – A Garcia, insomma, viene il braccino quando meno te l’aspetti. Perché non affonda quando il Verona sta sbandando. Gervinho e Salah nel tridente con Dzeko: ecco il suo primo messaggio ad Allegri. Gli esterni alti più offensivi della rosa accanto al centravanti. Ma la scelta non produce l’effetto desiderato. Solo il bosniaco, anche arretrando a centrocampo per diventare la sponda preziosa per i compagni che salgono in avanti, è dentro il match. Non spreca nemmeno il pallone più sporco e cerca di dare un senso a ogni iniziativa della sua nuova squadra. Ma neanche lui riesce a far partire le due frecce giallorosse. L’egiziano non trova mai la posizione, l’ivoriano spesso si gira al largo. Garcia fa subito l’inversione di corsia, con Gervinho a sinistra e Salah a destra per cercare di metterli in condizione di andare al tiro con il piede di preferito. Il destro dell’ivoriano, largo di un soffio, sarà l’occasione migliore della Roma della prima parte. Che si chiude sullo 0 a 0 solo perché Szczesny devia in angolo il sinistro di Souprayen e De Rossi salva sulla linea il colpo di testa di Jankovic, pericoli arrivati proprio in chiusura di tempo. Per la cronaca da 5 anni, il primo tempo della gara iniziale del campionato non si chiudeva senza reti (Udinese-Genoa).
PREVEDIBILE E FIACCA – Mandorlini sistema con astuzia la trappola: il Verona si abbassa prudentemente davanti a Rafael con il 4-5-1. La Roma fatica perché non alza il ritmo quanto dovrebbe e perché, a parte Dzeko, davanti i giallorossi sono statici e sciatti. Proprio il centravanti, e lo farà fino all’ultimo dei 4 minuti di recupero, cerca di cucire il gioco che però non si vede. Nainggolan si sveglierà solo nella ripresa, De Rossi sta troppo basso e Torosidis non avanza quasi mai. Pjanic, spesso presente dietro a Dzeko nel 4-2-3-1, ci mette un po’ d’inventiva. Dietro pochi rischi sulle ripartenze gialloblu. Solo Florenzi, attaccato da Juanito, a volte non copre la zona di appartenenza. Ma terzino, ricordiamolo, non è.
STOP & GO – Szczesny salva due volte all’inizio della ripresa. Nella stessa azione vola sul tiro di Hallfredsson e chiude su Juanito. Il Verona accelera: la Roma, dopo l’intervallo, si ripresenta distratta in campo. Sulla rete di Jankovic, l’anno scorso unico gol proprio ai giallorossi, la difesa in blocco non convince. Garcia interviene, senza convincere. Dentro Keita e Iago Falque per De Rossi e Salah. Il premio lo consegna, dopo pochi secondi, Rafael, lento sul destro da fuori di Florenzi. Il portiere del Verona si farà perdonare con la paratona su Pjanic prima del recupero. Se Mandorlini chiude con il 4-3-1-2, con Siligardi dietro a Toni e Pazzini, Garcia sostituisce Gervinho con Ibarbo come se dovesse difendere il pari. E come se non gli fossero bastati i 13 del campionato scorso.