Corriere dello Sport (A.Ancona) – Poca voglia di sbilanciarsi, ma il derby gli strappa un sorriso. Sul pronostico, meglio passare oltre. Probabilmente influenzato dalla Poca voglia di sbilanciarsi, ma il derby gli strappa un sorriso. Sul pronostico, meglio passare oltre. Probabilmente influenzato dalla fede romanista, però: in vista di sabato all’Olimpico Paulo Falcao è chiaro. «Sia Roma che Lazio sono candidate allo scudetto: metto entrambe nel gruppo delle cinque che possono farcela». Un’investitura non banale, al netto della partita da recuperare che hanno entrambe le squadre in campionato. «E’ sempre una gara speciale, adesso ancora di più per il buon momento che stanno attraversando. Giocano bene, e sarà un grande spettacolo: non c’è un favorito. La Roma è in un periodo positivo, sarei contento se vincesse lo scudetto ma al tempo stesso vedo una Lazio in crescita. Ora misureremo la forza di tutt’e due».
INTERVENTO D’URGENZA – Falcao è uno che ha vissuto abbastanza per ricordarsi un Mondiale senza l’Italia, quello del ‘58. Si fa per dire, nel senso che il brasiliano all’epoca aveva cinque anni. Ma è incalzato principalmente sul fallimento azzurro, a margine della mostra «Sport Movies & Tv» in pieno centro a Milano. Il simbolo della Roma campione d’Italia nel 1983 è l’ospite d’onore dell’evento. A trascinarlo sull’argomento Nazionale si ricavano indicazioni sommarie, perché Falcao nel momento della disfatta italiana era in viaggio verso il nostro Paese. Quindi non ha visto Italia-Svezia, il play-off di ritorno lunedì: logico che si allontani dai giudizi sulle polemiche di De Rossi o sull’impiego ridotto di El Shaarawy a San Siro. «Come allenatore, devo sempre avere un’etica: De Rossi è un bravo giocatore ma non posso dare responsabilità specifiche su certe situazioni. Di sicuro, l’esclusione dell’Italia dal Mondiale è qualcosa di forte. Parliamo di Nazionali che sono la storia del calcio». A stuzzicarlo sulla figura di Francesco Totti, altro simbolo della Roma calcistica, come personaggio sul quale edificare la rifondazione azzurra. «Dovrei conoscere meglio il calcio italiano, per parlare più responsabilmente. Non è detto che un ex atleta possa risolvere i problemi». Pigia sul tasto dell’intervento d’urgenza, Falcao: la nostra Nazionale è arrivata a un punto di non ritorno. «Non me l’aspettavo, questa eliminazione. Chiaro che adesso bisogna scavare profondo tra gli sbagli che sono stati fatti. Senza aspettare troppo, perché la gente è triste. Una perdita enorme, a cominciare dal danno economico che ha provocato».
PARALLELO ROMANISTA – Novembre non è tempo di bilanci veritieri sul campionato, secondo il brasiliano. «Ancora presto, ma ci sono cinque squadre in grado di vincere lo scudetto», conclude Falcao, assediato da richieste di foto e autografi. «Non saprei su chi puntare, in realtà. Di sicuro, per tornare al discorso di prima sul calcio italiano, i giovani bravi devono giocare. Ricordo il caso Bruno Conti che è andato al Genoa per fare esperienza, negli anni ’70. Un altro errore è che si punta solo sulla tecnica di un ragazzo, e poco sulla personalità».