Pagine Romaniste (Da Trigoria F.Biafora – E.Bandini) – Paulo Roberto Falcao, bandiera della Roma, è stato ospite a Trigoria dove è intervenuto in conferenza stampa per presentare il docufilm “Chiedi chi era Falcao“, una produzione Roma Studio a cura di David Rossi. In sala erano presenti anche il direttore generale Baldissoni, l’Head of Strategy e Media Fienga, Scarnecchia, Righetti e Conti. Queste le loro parole:
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Ore 15.50 – Comincia il botta e risposta coi giornalisti.
Ti fa più piacere ricevere l’affetto di chi ti ha vissuto pienamente o quello dei giovani che non ti hanno mai visto?
E’ difficile, l’amore non si definisce, quello che mi ha sempre colpito è andare per strada e incontrare un ragazzo di 20 anni che si emoziona e trema. Non è una cosa normale. Un fatto è trovare una persone che mi ha visto giocare e vincere lo scudetto, è quasi normale. Mentre il ragazzo non era neanche nato, non c’è spiegazione, è un riconoscimento che mi rende molto felice.
Come si porta la mentalità vincente dentro un gruppo?
Penso che loro avevano già la mentalità vincente, ma era sempre difficile giocare contro il Nord, contro la Juve, una squadra forte e potente. Io ho sempre detto che non si vince e non si perde prima. Bruno era un giocatore brasiliano, aveva una tecnica da sudamericano. Era una squadra che poteva dare di più, era solo questione di portare la squadra dal dare 7 al dare 9. Siamo riusciti a formare una squadra che poteva vincere, penso di aver fatto capire a loro che si potevano vincere le partite e si poteva vincere lo scudetto.
Quanti passi avanti ha fatto la Roma dal 1980 ad oggi?
E’ difficile dirlo, ma sicuramente tanti. Adesso abbiamo una società vera, con tante situazioni. All’epoca c’erano due campi e poi il sabato andavamo al Tre Fontane. Oggi c’è una struttura top, si possono fare bellissimi risultati. All’epoca non c’erano tutte queste cose, la vittoria si costruiva sul campo, oggi si può costruire anche fuori. Esiste oggi una Roma che non pensa solo al momento, ma anche al futuro. E’ stata un’emozione, è una Trigoria diversa, ma puzza di vittoria.
35 anni dopo siamo sempre a Roma contro Juve. Che emozione ti dà?
E’ ancora difficile combatterci per motivi politici? Era una squadra fortissima, meritava di vincere perché era molto forte. La squadra di oggi è forte comunque, la Juve sa fare una squadra. Per quello la vittoria fu straordinaria, c’era una Juve forte, con metà Nazionale italiana, era una squadra non facile. Fu la grande vittoria della Roma. Parlo di politicamente forte principalmente per il gol di Turone. Oggi c’è questa lotta ed è bello che sia così, la Roma è una squadra grande e bisogna pensare grande. Ciò significa anche avere la possibilità di avere uno stadio, è importante avere una casa propria. Non voglio entrare nella polemica, non sarebbe serio parlare di una cosa che non conosco, ma so che è importante avere uno stadio. Può essere la ciliegina sulla torta che ci vuole.
Non c’è una linea sottile tra la vostra ragnatela e quella del Tiki-Taka di Guardiola con il Barcellona?
Difficile paragonare. Tutte le squadre giocavano con la marcatura a uomo, Liedholm voleva cambiare usando la zona. In Brasile si giocava a zona, forse per questo sono stato comprato. Era una cosa che conoscevo, Liedholm ha portato il calcio a zona in Italia. Poi Sacchi ha modernizzato tutto, con il pressing oltre alla zona, che noi non facevamo molto. Bruno ed Agostino sapevano giocare la palla, il mister ci lavorava molto, l’importante era tenere la palla. Era una squadra in cui ognuno faceva al meglio il suo ruolo, tutto ciò ha portato ad avere una squadra che giocava bene e verticalizzava. Abbiamo costruito una squadra che gioca bene, abbiamo vinto meno di quello che dovevamo vincere. Quello che abbiamo vinto e quello che abbiamo lasciato mi fa molto felice.
Il mancato passaggio all’Inter fu per un senso di appartenenza? Perché non si concretizzò l’idea di allenare la Roma con Viola?
Nel 1991 allenavo la Nazionale brasiliana, il mio commercialista aveva l’accordo per un contratto biennale, ma Viola dopo una settimana è scomparso. Purtroppo non c’è stato il mio ritorno per questo motivo.
Che opinione si è fatto della vicenda Totti-Spalletti?
Totti è un giocatore straordinario, meritava sicuramente il Pallone d’Oro. Spalletti sta dimostrando tutto il suo valore. Sono due persone intelligenti, non è una cosa che succede spesso, ma vedo che si trovano bene, l’importante è che si rispettino a vicenda e mi pare che questo esista. Mi auguro che Totti giochi fino a 50 anni. Quando c’erano problemi l’ho invitato a venire allo Sport Recife, ma poi è rimasto qui ed ha rinnovato il contratto.
Che effetto fa vedere le partite della Roma senza Curva Sud?
Per me è molto brutto, la Curva Sud era quella che stava sempre con noi, non solo all’Olimpico, ma ovunque. Loro usavano lo striscione “La Roma non si discute, si ama”. Loro portano sempre questo sentimento. Spero che si risolva questo problema e che possano tornare. Io non conosco approfonditamente i problemi, ma loro ci mancano. Mi auguro che loro possano tornare.
Si cerca costantemente il mito del passato, c’è difficoltà a creare nuovi miti?
Ci sono giocatori straordinari anche oggi. Le cose cambiano, ci sono oggi tanti interessi e preoccupazioni, hanno tantissime informazioni che alla nostra epoca non c’erano. La nostra testa era solo sull’allenamento e sulla partita. Oggi si può sentire un’intervista da qualunque parte del mondo. Ci sono cose migliori altre peggiori, non mi piace molto la rete social. Ormai oggi hai la possibilità di sapere tutto, è un tipo di calciatori diversi rispetto ad allora. Il più pagato alla nostra epoca prende quanto prende un calciatore in una settimana. Messi, Ronaldo, Iniesta, Totti sono giocatori importanti, bravi.
Ore 15.45 – E’ il turno di Falcao: “Adesso che foto hai in camera? (ride, ndr). Per me è un momento veramente speciale, grazie ad Ubaldo, a Roberto, a Bruno, compagni di tantissime battaglie. Rivedere questi momenti è speciale per me, perché partire dal Brasile era sempre molto difficile, essendoci un solo straniero per squadra. Ho avuto un allenatore, Liedholm, che mi ha aiutato molto. Bruno per me è stato più di un fratello. Abbiamo cominciato a fare una Roma grande, non era facile battere quelle squadre potenti, non tecnicamente, ma politicamente. Quella squadra giocava bel calcio e ha conquistato la simpatia di tutti. Il merito è di Dino Viola e della sua famiglia, di Liedholm, una figura straordinaria per tutta la squadra e per me. Eravamo una rosa di 20 giocatori, era molto più difficile se si facevano male uno o due giocatori. Nel 1981-82 abbiamo perso tre partite senza di me, Bruno e Pruzzo, era difficile, erano altri tempi. Tutte queste difficoltà dell’epoca hanno dato consistenza, hanno dato il là alla costruzione di una grande squadra. Ero arrivato in una squadra che non vinceva da 40 anni, era una grande sfida. Partivo dall’Inter di Porto Alegre che aveva vinto tutto, mi servivano più stimoli e ho rischiato. Ho trovato la squadra adatta a me, una città che mi ha dato tutte le condizioni per giocare e per sentirmi come in Brasile. Sono venuti qui con il corpo e con la testa, a volte i giocatori lasciano la testa in patria. Trigoria è una struttura straordinaria. E’ un momento speciale per me, dico grazie a tutti i nostri amici che hanno creato questo film“.
Ore 15.40 – Prende la parola Baldissoni: “Questo sforzo produttivo va inserito in un contesto più ampio. La società sta cercando di raccogliere tutto il materiale possibile sul passato, si era lasciata andare la linea di continuità della storia di questa società, ma senza passato non c’è futuro. Dobbiamo recuperare i profondi valori, espressi dai protagonisti che si incontrano ogni domenica, sia chi va in campo, sia i tifosi. Il legame tra giocatori e tifosi è l’essenza di questa squadra, indipendentemente da quello che si vince. Il pregio di tutto questo sforzo è avere di nuovo a fianco a noi questo tipo di protagonisti. Io ero un tifoso bambino quando è arrivato Paulo. Avevo il poster di Zico sopra al letto, pochi giorni prima dell’arrivo di Falcao sembrava dovesse arrivare proprio Zico. Poi arrivò Falcao pochi giorni dopo. Avevo un debole per lui, quindi il suo poster entrò nella mia camera. Era una squadra che stava crescendo, l’arrivo di Falcao e quello che ha potuto dimostrare ha fatto sentire tutti i grandi giocatori veramente forti. Grazie Paulo per le gioie che mi hai dato“.
Ore 15.39 – Nelle retrovie della sala stampa è presente anche Luciano Spalletti.
Ore 15.25 – Viene mostrata una clip di 13 minuti del docufilm.
Ore 15.17 – Comincia la conferenza stampa con Fienga: “Vi ringrazio per aver accettato il nostro invito. Cercherò di rubarvi pochissimo tempo, volevo sfruttare l’occasione per spiegare cosa ha portato alla realizzazione di questo video, frutto del progetto media della Roma. Con questo prodotto idealmente entra in una seconda fase. E’ un progetto nato tre anni fa, l’azienda ci ha investito molto, portando dei risultati, motivo di orgoglio e stimolo. Siamo riusciti ad essere non soltanto produttori di un canale televisivo, di un magazine internazionale, di una radio, fra le prime della nostra città, soprattutto nell’ambito social abbiamo raggiunto risultati inimmaginabile. Questo progetto sta portando la visibilità della nostra società a dei livelli che vanno oltre le nostre aspettative, cerchiamo di dare un servizio ai nostri fans, con le emozioni della squadra e della storia, oltre a tutte le informazioni di cui hanno bisogno per sentirsi partecipi dell’essere romanisti. In questa seconda fase le persone che lavorano a Roma Tv sono riusciti ad essere autori, riuscendo a coinvolgere giornalisti e soprattutto tifosi. Ci sono diverse produzioni che hanno come protagonisti i nostri ex calciatori. Siamo arrivati ad essere una vera e propria società di produzione di contenuti. Ci piace sottolineare questo risultato. Per quanto riguarda il pubblico l’obiettivo è trasferirgli emozione e passione, ovunque siano. Ora vedrete questo trailer, il lancio in televisione sarà a seguito della partita di giovedì con il Villarreal“.
Ore 15.10 – Alla conferenza sono presenti anche Ubaldo Righetti e Bruno Conti.
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