Il lancio di agenzia che leggiamo nella tarda serata di domenica, a giornali ormai praticamente chiusi, è di quelli che riempiono il cuore di ogni romanista: “Il Bahia è campione ’estadual’ dopo un digiuno durato undici anni. La squadra allenata da Paulo Roberto Falçao, alla fine portato in trionfo, ha conquistato il titolo baiano grazie al pareggio per 3-3 contro il Vitoria nella finale di ritorno giocata allo stadio Pituacu, che funziona interamente con l’energia solare. All’andata era finita 0-0 e il Bahia è diventato campione grazie al miglior piazzamento nella stagione regolare. Un anno fa Falçao aveva vinto il titolo gaucho con l’Internacional“. Sì Paulo Roberto Falçao, il nostro Falçao, non quello colombiano dell’Atletico Madrid che il padre chiamò così proprio in omaggio al Divino ha trionfato di nuovo. Ma non con una delle sue squadre storiche, l’Internacional o la Roma, bensì con il piccolo Bahia, che prima del suo ingaggio era a digiuno di vittorie da una vita. Poi è arrivato lui e, oplà, si è riaccesa la luce. Il fatto è che quando uno è bravo lo è in tutto quello che fa e il nostro Falçao lo è anche in panchina, come dimostrano questi due titoli consecutivi statali vinti in Brasile, un anno fa nesuo Rio Grande do Sul e oggi nello stato atlantico.
D’altronde che fosse un allenatore nato lo si capiva anche quando giocava, come raccontò una volta, tanto tempo fa, Nils Liedholm: «Con lui in squadra mi sentivo tranquillo, perché era un giocatore molto bravo nel dare i tempi alla manovra: teneva la palla quando bisognava amministrare il gioco, velocizzava l’azione quando dovevamo fare gol. Dopo aver smesso di giocare venne a trovarmi nella mia casa di Cuccaro per chiedermi se in generale pensavo che potesse diventare un bravo allenatore. Gli risposi che era la soluzione ideale per uno come lui, che già quando giocava, in pratica, già allenava. Ma non mi disse nulla delle prospettive che aveva e dopo poco tempo da quella sera, con mio grande stupore, lo rividi sulla panchina più importante del mondo, quella della nazionale brasiliana. Ed io che pensavo che avrebbe iniziato la sua nuova carriera allenando i ragazzini». Ad ingaggiarlo come Ct del Brasile fu Ricardo Texeira nel 1990 e Falçao guidò la nazionale fino alla Coppa America del 1991, persa nella finale contro l’Argentina. Nel 1994 Ct del Giappone, quindi, dopo un lungo periodo da opinionista, nel 2011 arriva sulla panchina del suo Internacional, subito portato alla vittoria nel campionato gaucho, strappato in finale agli eterni rivali del Gremio grazie ai calci di rigore…
Il Romanista – Franco Bovaio