Inter e Roma sono incappate nella rete del financial fair play (vedi Spy Calcio del 4 maggio): la sanzione è stata abbastanza blanda, almeno rispetto a quello che si temeva alcuni mesi fa. Ma è pur sempre un campanello d’allarme. Michel Platini ha, almeno in parte, raggiunto quello che voleva: è riuscito ad imporre a molti club europei un percorso virtuoso, non più le follie del passato. I bilanci sono migliorati, stanno migliorando, a parte alcune situazioni al limite (tipo escamotages come sponsorizzazioni-record). I club italiani, rispetto ad altri, si trovano penalizzati perché non hanno stadi di proprietà, incassano poco anche dal merchandising, e non riescono a fare crescere i ricavi. Ma adesso si cambia: l’Eca (European club association), nel cui board ci sono anche Andrea Agnelli e Umberto Gandini, ha acquistato sempre più potere, sia con l’Uefa che ultimamente con la Fifa. Per questo l’Eca sta negoziando con Platini e i vertici di Nyon nuove norme, modifiche da apportare al financial fair play sin dalla prossima stagione. Tutto dovrebbe essere pronto dal 1 luglio. E conviene anche all’Uefa trovare una soluzione perché già adesso ci sono 11 cause aperte sul Ffp, e un paio potrebbero arrivare a conclusione. L’Eca è convinta che non si possa andare avanti in futuro con l’unico obiettivo il congelamento delle posizioni ma che sia necessario consentire ai club di poter investire. Solo così possono uscire da certe posizioni delicate. Solo così possono aspirare a qualificarsi alle Coppe europee, “ripulendo” i bilanci. Il sistema attuale viene considerato troppo penalizzante, un serpente che si morde la coda. In futuro si guadagnerà molto di più con la Champions, soprattutto, e l’Europa League. Per questo i club aspirano a parteciparvi: ma devono poter crescere. Platini capirà. Un risultato (importante) d’altronde l’ha già ottenuto. Tra l’altro, il Ffp fra due stagioni sarà in vigore anche in Italia, meglio che i club si attrezzino per tempo.
Campionati nazionali universitari, edizione record a Salsomaggiore Terme
Lunedì mattina, al salone d’onore del Coni (ci sarà anche Giovanni Malagò) sarà presentata la 69° edizione dei Campionati nazionali universitari 2015 che si terrà dal 15 al 24 maggio a Salsomaggiore Terme). Un’edizione record: 6.000 partecipanti ( atleti, tecnici e accompagnatori), 23 discipline sportive, 48 Cus partecipanti da tutta Italia, 185 gare aperte al pubblico, 200 persone nello staff operativo. I numeri sono in crescita: i tesserati ai 48 Cus italiani sono 135.000; 1 studente su 12 è tesserato per CUSI (Centro universitario sportivo italiano); 279.740 studenti partecipano alle attività dei Cus; 26.036 atleti tesserati al Cus sono tesserati anche per le diverse Federazioni del Coni (un dato in crescita del 22% rispetto al 1999); 657 sono gli impianti sportivi in Italia gestiti dai Cus tra proprietà, cessione, locazione (un dato cresciuto del +60,4% rispetto al 1999). I “CNU 2015” non solo si preannunciano come un evento da record ma rappresentano anche il primo traguardo importante del percorso “Camminare insieme”, il progetto voluto da Cusi (Centro Universitario Sportivo Italiano), in collaborazione con Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane). “Camminare insieme” vuole affermare un modello di sviluppo della cultura sportiva, della competenza e della tecnologia. Un mondo che cammina è un mondo che cresce e si sviluppa, sia attraverso la condivisione delle esperienze sviluppate da tutti i CUS partecipanti, sia attraverso la permanente ricerca e progettazione di nuovi percorsi.
Repubblica.it – F. Bianchi