Milano Finanza (A. Di Biase) – La metafora utilizzata non farà di sicuro piacere ai tifosi dell’Inter. Paragonare il club nerazzurro alla Grecia a rischio default e il presidente Erick Thohir al primo ministro Alexis Tsipras rappresenta sicuramente un parallelismo forte. Ma se la provocazione arriva da Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell’Inter ai tempi del «triplete» e uno dei padri fondatori del fair play finanziario, allora è forse il caso di tenerne conto. Giovedì 2 luglio, nel corso della presentazione del libro Goal Economy del giornalista Marco Bellinazzo, Paolillo è stato molto netto a riguardo. Secondo l’ex ad del club nerazzurro, che ha voluto precisare di non avere più alcun ruolo in società e di non conoscere la situazione dall’interno, i 60 milioni di euro (30 più 7 di bonus solo per il centrocampista francese Geoffrey Kondogbia) investiti dall’Inter in questo primo scorcio del calciomercato 2015-16 a fronte di un bilancio ancora sofferente rappresenterebbero una sorta di sfida alla Uefa e alle regole del fair play finanziario, sulla falsariga di quanto fatto proprio dal premier greco Tsipras e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis con i creditori internazionali, rifiutando le politiche di austerità imposte da Ue, Bce e Fmi.
Nonostante il settlement agreement sottoscritto con l’Uefa lo scorso 8 maggio imponga all’Inter un’attenta disciplina finanziaria anche nella stagione 2015-16, secondo Paolillo la dirigenza nerazzurra starebbe provando a forzare la mano sul fronte degli investimenti per ridare competitività alla squadra e centrare così la qualificazione alla Champions League, indispensabile per poter incrementare i ricavi di 40-50 milioni in un solo colpo. Una sorta di «all-in», favorito dai segnali di allentamento del regolamento sul financial fair play, che potrebbe dare risultati solo se la prossima stagione la squadra allenata da Roberto Mancini riuscisse a staccare il biglietto per l’Europa che conta. Pazienza se poi gli sceriffi di Michel Platini, presidente Uefa, avranno qualcosa da ridire, visto che tra un anno il quadro regolamentare potrebbe essere radicalmente differente rispetto a quello attuale. Se è infatti vero che l’ammorbidimento delle regole del financial fair play, varato dal comitato esecutivo Uefa il 30 giugno scorso, non varrà per i club, come la Roma e appunto l’Inter, che hanno appena concordato con Nyon un piano di rientro pluriennale del deficit di bilancio (ne potrà beneficiare invece il Milan del tandem Berlusconi-Bee), è altrettanto vero che alcuni episodi accaduti nelle ultime settimane sembrano giocare a favore dei nerazzurri.
In primo luogo, la decisione di Platini di cancellare in anticipo le sanzioni comminate al Paris Saint Germain lo scorso anno, dando mano libera allo sceicco Al Thani sul mercato, dovrebbe rappresentare un precedente cui l’Inter potrebbe appigliarsi in caso di un atteggiamento troppo fiscale dell’Uefa nei suoi confronti. Le sanzioni non sono infatti automatiche e la decisione dell’organo di controllo arriva solo dopo un lungo iter negoziale, nell’ambito del quale i club (specie quelli politicamente più pesanti) possono fare valere le proprie ragioni. Ma la vera spada di Damocle che pende sul fair play finanziario è rappresentata dall’azione legale avviata dall’avvocato Jean Luis Dupont, che ha da poco ottenuto un primo punto a suo favore. II legale, che difese Bosman nella ormai famosa sentenza che ha di fatto cambiato il corso del calciomercato, ha ottenuto dal Tribunal de Première Istance de Bruxelles il deferimento alla Corte di Giustizia Europea di una parte del fair play finanziario, ossia quella che limita il deficit di bilancio dei club messi sotto osservazione dalla Uefa. Di fatto si tratta di una sospensione della «braek even rule», sulla quale ora dovrà esprimersi la Corte di Giustizia Europea.
Insomma, rispetto agli spazi di manovra ristretti che si trovano davanti al tandem Tsipras-Varoufakis, la prospettiva di fronte alla dirigenza dell’Inter sembra essere più ampia. L’alternativa, come ha sottolineato lo stesso Paolillo, passa dal mercato in uscita. Per contenere le perdite, procedendo allo stesso tempo a una riduzione progressiva del passivo (-33,69 milioni il risultato netto atteso nel 2015-16) l’Inter dovrebbe lavorare sul costo del personale in modo da mantenerlo perlomeno invariato rispetto al 2014-15 e intervenire in modo importante nel mercato in uscita per cercare di realizzare plusvalenze per almeno 32,1 milioni, cercando così di mantenere invariato anche l’ammontare degli ammortamenti. Un compito che si preannuncia difficile senza la rinuncia ai pezzi più pregiati della rosa, come Kovacic o Icardi.