La Gazzetta dello Sport (L. Garlando) – Non esistono più i ruoli, ma le funzioni. Questa è la chiave per capire l’evoluzione del trequartista. Per spiegarlo, seguiamo la scala evolutiva: Valentino Mazzola, Suarez, Maradona, Pirlo, Nainggolan. I primi 10 erano tatticamente senza confini, registi offensivi veri e propri. Dopodiché inizia l’epoca dei grandi trequartisti, che in Italia è stata particolarmente florida: Maradona, Platini, Baggio. Ma anche una serie di 10 minori capaci di illuminare. D’Amico, Uribe, Maiellaro, tutti accomunati dal privilegio nobiliare di essere dei 10. All’inizio del nuovo millennio c’è stata un’altra generazione d’oro con la fantasia di Totti, Del Piero, Ronaldinho, Ozil, Messi. Ma nulla sarà come prima. Pirlo dalla trequarti si reinventa play basso; Totti e Del Piero diventano punte, perché non è più tempo di privilegi, bisogna correre anche sulle zolle del trequartista, come fa Perrotta. Dopo di lui, Spalletti si inventa anche Nainggolan nel ruolo, con attitudini ancora più difensive. I nuovi trequartisti oggi puntano di corsa le zone intermedie, tra centrale e terzino, dove la muraglia è più sguarnita. In questo senso i migliori sono Dybala e Ilicic.