Il Messaggero (U.Trani) – «Io certe partite, soprattutto se interpretate così, le voglio vincere». L’unico punto esterno, dopo le vittorie di Bergamo, Benevento, Baku e Milano è bellissimo. Perché la Roma, in 3 partite di Champions, ha già fermato le favorite del gruppo C. Dopo il pari all’Olimpico contro l’Atletico Madrid, quello di Stamford Bridge contro il Chelsea. Ma Di Francesco, nonostante il 2° posto con 3 punti di vantaggio su Simeone e la corsa verso gli ottavi sempre più aperta, avrebbe voluto l’enplein, conquistando pure Londra. Il risultato, comunque, è prezioso. Anche perché conquistato con la miglior esibizione della stagione. Da big. Costringendo la formazione campione d’Inghilterra. «E’ la mentalità che voglio. Questa prestazione ci deve però dare convinzione ma non presunzione. Cioè bisogna considerarlo un punto di partenza e non di arrivo. Comunque, meritavamo di vincere. Anche perché abbiamo concesso poco».
MAI IN PERICOLO – «La strada è quella giusta». Eusebio non ha visto la Roma barcollare nemmeno sul 2 a 0: «Vi assicuro che vedevo in campo una squadra che interpretava tutto alla perfezione, è normale che se non si fa gol e si commettono ingenuità… Sono davvero soddisfatto ma c’è un po’ di rammarico, perché partite del genere, lo ripeto, sono da portare a casa». Le reti del Chelsea sono stati regali giallorossi. Che l’allenatore ha evidenziato perché siamo stati superficiali in alcune situazioni, ma errori di concetto, non tecnici. Questo ha favorito le ripartenze dei loro gol, ma abbiamo creato tanto e con qualità.
COPPA MAI SNOBBATA – Il turnover con 4 novità, compresa la sorpresa Gerson, e la rinuncia a capitan De Rossi è stato inizialmente interpretato come il messaggio sbagliato girato alla squadra. Non è vero che Di Francesco ha voluto dare la priorità al campionato e quindi alla prossima trasferta di Torino. E si è visto a Stamford Bridge, senza stare a pensare agli assenti in panchina o agli infortunati a casa: «Abbiamo lottato bene anche in campionato. Con il Napoli è mancato l’atteggiamento, cosa che c’è stata qui. Dove abbiamo fatto la partita pure quando ci siamo trovati sotto di due reti. Ho visto la consapevolezza che è mancata in altre occasioni: se si lavora insieme, come io voglio, possiamo toglierci soddisfazioni». Gli è piaciuto il dato del possesso palla, con media superiore al 60 per cento e alzando il baricentro della squadra: «Se vuoi stare nell’altra metà campo qualche rischio devi assumerlo. Questa è la mia mentalità. Per me si corre uguale ma si corre meglio. Loro devono capire che devono correre uniti e insieme e non due tre separati. Qui lo hanno fatto benissimo, correre in avanti può dare ai giocatori molti vantaggi poi è chiaro che devi sbagliare poco». Spiega la mossa di Gerson: «Volevo maggiore fisicità si è allenato molto bene nell’ultimo periodo. Io l’ho seguito molto anche quando giocava in Brasile. È un ragazzo che sta migliorando giorno dopo giorno e può giocare sia esterno che mezzala».
QUESTIONE DI LEADER – La Roma straniera spinta dai big. A cominciare da Kolarov. «È stata un’idea di tutti, siamo una squadra in tutto. Abbiamo indovinato un acquisto e trovato un grande uomo, un professionista vero. Vorrei farvi vedere come si allena, deve essere un esempio per i giovani, ha una costanza di prestazione unità a una qualità impressionante in questo momento». Ma è soprattutto la serata di Dzeko: «Non mi piace parlare di singoli, ma lui ha sempre fatto gol, è stato anche criticato troppo spesso. Qui ha fatto la differenza anche in fase difensiva e ci ha consentito di aggredire l’avversario». Conte, invece, ammette: «La Roma è forte e ho sbagliato io a mettere un difensore in più togliendo certezze. Alla squadra». Mourinho gli dice che si lamenta sempre delle assenze. L’ex ct reagisce: «Si facesse gli affari suoi».