La Stampa (G.Buccheri) – L’ultima volta che la squadra azzurra nelle coppe europee finì con quattro pedine nei quarti di finale fu alle porte della Primavera di tredici anni fa. Ripetere quell’illustre precedente, sebbene meno nobile perché, stavolta, si tratterebbe di due club in Champions e due in Europa League (allora si trattò di Juve, Milan ed Inter in Champions, Parma in Coppa Uefa), vorrebbe dire aver compiuto un’impresa e due mezze prodezze nel giro di 48 ore.
SI PARTE DALL’1-2 – Una delle due mezze prodezze chiama in causa la Roma, questa sera obbligata a ribaltare il ko di Kharkiv (1-2) contro lo Shakhtar Donetsk. Il compito è pieno di insidie, il verdetto sospeso, come l’umore di una città che guarda all’ingresso di Dzeko e soci fra le otto regine d’Europa come al confine fra una stagione da effetti speciali e una annata anonima. Roma è in fibrillazione, anche se all’Olimpico non ci sarà il tutto esaurito, anzi: l’appello dei giocatori alla loro gente sembra caduto nel vuoto. Ma la fibrillazione è anche quella di una società a stelle e strisce che, mai, è arrivata ad affacciarsi sui quarti in Europa in questi sette anni di gestione come ora: il precedente duello negli ottavi con il Real Madrid non ebbe storia già all’andata quando Cristiano Ronaldo e compagnia sbancarono la Capitale in un attimo. James Pallotta (oggi il patron Usa brinderà ai propri sessant’anni) considera la dimensione internazionale è un punto d’approdo fondamentale e dovrà esserlo ancora di più in vista della nascita del nuovo stadio giallorosso.
«IL NOSTRO PROGETTO» – La mezza prodezza della Roma passa dalle mani di Alisson, portiere sicurezza, e dall’estro di Dzeko, bomber necessario, ma mai a segno nella fase ad eliminazione diretta di Champions in carriera. «Vogliamo i quarti, darebbero un significato particolare al nostro progetto», così il tecnico Eusebio Di Francesco che sogna, come tutti, di raggiungere la Juve fra le grandi del Vecchio Continente per un’accoppiata tricolore che ci manca dal 2007. Prima la Roma, poi Lazio e Milan. L’Italia del pallone aspetta la notte di giovedì per tirare le somme: il terzo posto nel ranking, davanti alla Germania, per il momento non è in discussione, ma ritrovarsi con le truppe più che dimezzate non sarebbe un bell’assist per i calcoli dei prossimi anni. La Lazio dovrà superarsi, il Milan di più. I biancocelesti hanno sbandato, all’Olimpico, contro una non irresistibile Dinamo Kiev: Simone Inzaghi partirà da un 2 a 2 che non potrà che spingerlo a cercare la rete qualificazione. I rossoneri hanno subito una piccola lezione dall’Arsenal a San Siro: due reti incassate e una supremazia figlia della maggiore abitudine a giocare a certi livelli. Che cosa accadrà a Londra? «Non andremo in gita…», ripete il condottiero Gattuso. Vedremo. Roma, Lazio, Milan: l’Italia prova qualcosa riuscito nel 2005. L’Inghilterra domina: Manchester City e Liverpool sono già ai quarti di Champions, Manchester United favorito sul Siviglia per entrarvi e Chelsea non ancora tagliato fuori dopo l’1-1 con il Barcellona. Senza contare i già citati Gunners che aspettano il Milan.