Corriere dello Sport (R.Maida) – Non è la Champions League ma può valere altrettanto, se non di più in prospettiva, se viene considerata come un lungo preliminare di Champions per la prossima stagione. E’ il caso di non snobbare l’Europa League che per la Roma comincia domani sera (ore 19) nella Repubblica Ceca, a Pilsen. Chi vince il torneo, si qualifica con ogni probabilità alla fase a gironi della Champions 2017/18 (o comunque al playoff, se la vincitrice della Champions attuale non conquista la qualificazione ai gironi attraverso il proprio campionato). Questo significa stimare i soliti 40-50 milioni per la stagione a venire.
IMMEDIATO – Nel frattempo però ci sono pure gli incassi che arrivano direttamente dall’Euroleague, definita non a torto la sorella povera della coppa principale visto che l’Uefa spartisce il montepremi delle due competizioni secondo un rapporto di 3,3/1: la Champions cioè in termini di ricavi vale più di tre volte tanto rispetto all’Euroleague. Però qualcosa si incamera pure giocando di giovedì.
DETTAGLIO – La Roma, dopo l’eliminazione subita dal Porto, ha già meritato il paracadute che spetta alle squadre retrocesse dal playoff di Champions: la valutazione esatta di questo premio di consolazione dipenderà dal rendimento di Juventus e Napoli ma si può quantificare in una cifra tra i 5 e i 10 milioni. A questi vanno aggiunti i 2,6 milioni che entrano per la sola partecipazione ai gironi di Europa League: la Roma è inserita nel gruppo con Viktoria, l’avversario di domani, Austria Vienna e Astra Giurgiu. Ogni vittoria poi vale un bonus di 360.000 euro mentre i pareggi consegnano un bonifico da 120.000 euro. Chi passa il turno come primo nel girone poi ha diritto a un premio da 600.000 euro, a cui va aggiunta una quota di redistribuzione tra tutte le squadre per la cifra (120.000 euro a partita) non erogata dopo gli eventuali pareggi.
CRESCITA – Superando il girone dunque, esclusi gli incassi al botteghino, si può ragionevolmente sperare di arricchire il bilancio di circa 5 milioni. E la cifra sale andando avanti nel torneo: il bonus d’accesso ai sedicesimi è di 500.000 euro, chi entra agli ottavi prende 750.000 euro, ai quarti 1 milione, alle semifinali 1,6 milioni. E veniamo alla finale, in programma a Solna (Svezia) il 24 maggio: chi perde porta a casa 3,5 milioni, chi vince i 6,5 milioni e anche il più che probabile ingresso al tabellone principale della futura Champions League. Un vero tesoro potenziale a cui va aggiunta la quota del famigerato market pool, che va diviso tra tutte le squadre della nazione partecipanti all’Euroleague (oggi per l’Italia sono quattro: Roma, Inter, Fiorentina e Sassuolo).
LA TORTA – Facciamo le somme allora, immaginando la soddisfazione del Siviglia che ha vinto il trofeo nelle ultime tre edizioni: tra i 15 e i 20 milioni entrano subito, come premio per aver sollevato la coppa. A questi bisogna aggiungere i ricavi promessi dalla successiva partecipazione alla Champions. Risultato globale: almeno 60 milioni, non bazzecole. Si tratta quindi di una somma sufficiente a garantire il massimo impegno dei club nella corsa europea, lunga e difficile ma anche remunerativa.
RANKING – Senza nemmeno citare il prestigio del trofeo, che nessuna squadra italiana ha mai vinto dopo la riforma del 2009 (dieci anni prima il Parma era stato l’ultimo nostro club a vincere la Coppa Uefa), l’Europa League è preziosa anche nell’ottica del ranking Uefa, che poi determina le teste di serie nei sorteggi: chissà dove sarebbe adesso la Roma se invece di pescare il Porto dopo Ferragosto avesse beccato nel playoff avversari più fragili e morbidi. Sarà il caso, anche per questo, di andare il più avanti possibile.