Sport Week (M.Nicita) – Sven Goran Eriksson, allenatore dello scudetto laziale del 2000, vive fra i boschi scandinavi e va subito al cuore di quel successo: “Quando abbracciai Cragnotti, che era il più incredulo in quel pomeriggio di grandi emozioni, gli ricordai ‘Presiente, se insieme a Mancini avesse preso prima Mihajlovic e Veron di scudetti ne avremmo tre'”.
Il momento decisivo per lo scudetto?
La vittoria di Torino con la Juve con gran gol di Simeone. Lì capimmo che i bianconeri erano in calo e potevamo rimontare. Peccato che qualche giorno dopo si perse malamente a Valencia nei quarti di Champions, un obiettivo che quella squadra poteva inseguire. Ma quella sera in Spagna il Valencia correva tantissimo, pure troppo…
Il sorpasso arrivò sul traguardo, il 14 maggio. E lei dopo il trionfo ebbe subito parole di grande stima per l’avversario Ancelotti: “Vincerà tanto”. Una predizione…
Facile con Carlo. Un gran signore del calcio. Lo stimo tantissimo. Quando lasciai la Roma mi raccomandai con Dino Viola: non vendere Ancelotti. Mi rispose: “È rotto, per me può andare”. Vinse tutto al Milan da giocatore, non male per un rotto. E poi anche da allenatore.