Non Messi né Cristiano Ronaldo: Totti. Nella sua stanza di ragazzino c´era unposter più largo del muro così suo padre glielo dovette sfrangiare ai lati. Totti ai tempi del cerchietto in testa. Quando ebbe in dono la playstation «prendeva» sempre la Roma. Ecco Christian Eriksen, promessa giù realizzata del calcio europeo, talento, piedi e fisico, capace di adattarsi a giocare basso o alto, in ogni caso regista (come giocherà con la Danimarca). Danese di 20 anni che ha sedotto per modi e continuità Frank De Boer, il suo allenatore all´Ajax, e l´assistente Dennis Bergkamp, coi quali ha vinto il campionato. A Eriksen spetta il compito di ragionare in versi velocizzando e rendendo imprevedibile l´intero sistema del gruppo di Morten Olsen: «Lui lo sa», spiega il suo amico e procuratore Martin Schoots, «solo così si può uscire vivi da un girone maledetto come questo». Eriksen è già navigato. Fra i 14 e i 15 anni andò per un paio di volte a giocare in Inghilterra (era dell´Odense). Si presentò a Cobham, il centro di allenamento del Chelsea, e Mourinho non poté esimersi dal notarlo: «Giocammo due partite: una contro il West Ham e l´altra contro il Millwall. Il calcio inglese mi sembrò spaventoso. Lontano anni luce dal mio. Davvero si poteva entrare così duro e al tempo stesso così pulito? Considerai un miracolo il tornare a casa illeso…». Decise che non faceva ancora per lui ed entrò nell´Academy dell´Ajax. Umiltà e istinto di conservazione. Dicono che Sir Alex Ferguson stia pensando a lui. «Ma al 90% resta all´Ajax», prosegue Schoots.
Un anno e mezzo fa, giocando un´amichevole con l´Inghilterra, mandò in gol Agger provocando una specie di tavola rotonda di talent scout della Premier League: tutti lì a discutere se era il caso di fargli ripensare all´ipotesi di trasferirsi. Ma c´erano anche Bayern Monaco e Milan: «Lui sta pensando a qualcosa di diverso». Ogni anno Christian viene in vacanza in Italia. «Sogna», precisa Schoots, «un´esperienza nell´Europa del Sud». Italia più che Spagna. A febbraio scorso si parlava di lui come potenziale rinforzo della Roma futura. «Non c´è niente di vero. A lui però piacerebbe molto venire in Italia. Questo sì». Ma non si capisce quando.
La Repubblica – E. Sisti