Corriere dello Sport (F. Gensini) – Stephan El Shaarawy ha scelto il modo migliore per mettere in difficoltà Mourinho nelle scelte di formazione per la finale di mercoledì a Budapest contro il Siviglia. Segnando il terzo gol consecutivo nelle ultime tre partite giocate contro MonzaSalernitana Fiorentina, e così sono sette in campionato e diventano nove in totale compresi i due realizzati proprio in Europa League. Non solo: riferendosi all’inizio dell’anno (solare), da ieri ha gli stessi gol di Paulo Dybala (6 in campionato e 2 nella competizione continentale) ed è un termine di paragone che comunque non lascia indifferenti. Numeri che fanno del Faraone una risorsa vera per la partita dell’anno: in questo caso inteso come stagione intera in casa giallorossa.

L’unico pensiero, per El ShaarawyMourinho e la Roma, è il motivo del mancato rientro in campo nel secondo tempo della partita del “Franchi”: l’esterno è rimasto negli spogliatoi a causa di un leggero risentimento al quadricipite destro che di per sé un grande problema non sarebbe, anzi non è, se non fosse che Budapest Siviglia sono lì dietro l’angolo.

E allora un pizzico di apprensione c’è, inevitabilmente, ma molto più alta e più forte è la volontà dell’attaccante di esserci, di non mancare all’appuntamento che vale tutto. Trascinato mentalmente da una confidenza tecnica che anche a Firenze l’ha reso protagonista per larghi tratti, oltre al gol segnato con rapidità di testa e di esecuzione nel cuore della difesa viola.

Dall’inizio, a partita in corso, subito, dopo: lo deciderà ovviamente José Mourinho quando e per quanto impiegare El Shaarawy, ma già da adesso il tecnico la disponibilità ce l’ha piena e completa, perché ci vuole altro che un risentimento muscolare per alzare bandiera bianca e rinunciare ad un appuntamento che vale una carriera.

Probabilmente, ed è una speranza condivisa dentro l’ambiente, il “dolorino” ha consigliato tutti di fermare la partita contro la Fiorentina al 45’, segno ulteriore dell’importanza che si dà al diretto interessato in prospettiva: verso la finale di Europa, verso il Siviglia. Sono tutti segnali da mettere insieme uno accanto all’altro, cominciando chiaramente dal gol, facile in apparenza e forse anche nella sostanza, ma dimostrativo della condizione di grazia del 92 giallorosso. Ieri a Firenze al posto giusto nel momento giusto e con una voglia matta di ripetersi fra tre giorni a Budapest: quello sì che sarebbe il posto giusto nella partita giusta.