El Shaarawy. Visto a che serve una punizione?

Corriere dello Sport (R.Maida) – Non è vero che la Roma trascuri i calci piazzati. Gli esercizi in allenamento anzi pagano, a quanto pare: già 15 gol, rigori compresi, sono venuti attraverso una giocata da fermo, meglio di tutte le altre squadre di Serie A. Ma su punizione, quasi arrendendosi alla perdita del perfezionista della materia Pjanic, non aveva ancora mai segnato in questo campionato, se si esclude quel tiro-cross di Paredes non controllato da Posavec, portiere pasticcione del Palermo. Ha pensato Stephan El Shaarawy, tornato grande nella serata giusta, a riaprire il conto, dopo che già Bruno Peres aveva stuzzicato il palo di Sorrentino qualche minuto prima.

CASTING – Il P-factor ha trovato velocemente il suo vincitore, che ha pennellato una traiettoria delicata e irraggiungibile, ma soprattutto inedita: «Mai avevo fatto gol su punizione in tutta la carriera – ha confidato con candore El Shaarawy dopo la vittoria contro il Chievoma in allenamento ci provo sempre». E’ proprio quello il segreto, banale quanto volete eppure validissimo: le ripetizioni di fine seduta, quando per alcuni calciatori già scorre l’acqua della doccia, sono i presupposti per creare nuovi ingegneri balistici. «Quando è andato via Pjanic – raccontava in estate Spallettici siamo dovuti organizzare per trovare qualcun altro che sappia tirare le punizioni ». Aperte le selezioni si è cimentato Paredes, poi De Rossi, e ieri Bruno Peres ed El Shaarawy, oltre a Iturbe che a Trigoria nei tiri da lontano si fa sempre ammirare.

RINASCITA – La rivincita di El Shaarawy, che ha segnato cinque gol in stagione ma non giocava titolare in campionato da quasi due mesi, nasce anche da una serie di colloqui distensivi con Spalletti, che era rimasto deluso dal comportamento del giocatore in occasione di Roma-Milan: quando si è fermato per infortunio Bruno Peres, sul finire del primo tempo, El Shaarawy ha impiegato molto tempo per prepararsi ed entrare. E una volta in campo, non ha reso secondo le proprie potenzialità, scavando le premesse per la panchina più inattesa, il sabato successivo allo Juventus Stadium. Invece contro il Chievo è stato lui a vincere il ballottaggio tecnico con Perotti, con i risultati che si sono visti: El Shaarawy non ha soltanto sbloccato la Roma con una punizione perfetta ma è entrato di rabbia nell’azione del sorpasso di Dzeko e ha contribuito alla costruzione di altre occasioni da gol, attraverso movimenti e rifiniture da grande campione. «Ha fatto una bella partita – spiega Spalletti – il suo atteggiamento è stato emblematico, da esempio per tutta la squadra: è entrato su certi palloni che altre volte non avrebbe inseguito ».

SVILUPPI – E adesso certe indiscrezioni, certi malumori, vengono allontanati, come il vento spazza via le tempeste. Il 2016 di El Shaarawy si chiude com’era cominciato: in gloria. In gol di tacco nella prima partita con la Roma, contro il Frosinone, in gol su punizione nel test prenatalizio. In totale ha segnato 13 gol nell’anno solare contro i 5 realizzati in tutto il 2015. A Trigoria, dove ne aveva benedetto l’acquisto proprio Spalletti, ha rilanciato poderosamente la propria carriera, che sembrava ingrigirsi tra il Milan e il Monaco. E anche se il ritorno nella Nazionale azzurra è stato temporaneo, El Shaarawy spera sempre che il ct Ventura si accorga della sua crescita: «Riprendermi un posto in Nazionale è il primo obiettivo che mi pongo nel 2017. Ma mi verrà molto più facile se giocherò spesso e raggiungerò traguardi importanti con la squadra». Con Salah che vola in Gabon per la Coppa d’Africa, forse la Roma ha pescato in casa un valido sostituto: del resto è un po’ egiziano pure El Shaarawy.

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