El Shaarawy: “Preferisco il ruolo di esterno sinistro. Voglio vincere qualcosa di importante con la Roma e con l’Italia. Lo spogliatoio è allegro e sereno. Spero di farvi provare tante emozioni nel derby”

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Stephan El Shaarawy ha risposto a 15 domande inviate dai tifosi della Roma di tutto il mondo attraverso i social network giallorossi.

Pensi di giocare meglio come ala o come seconda punta?
Io ho sempre preferito partire come esterno sinistro, mi piace molto partire largo per poi accentrarmi e poi andare al tiro. Però ho giocato molte volte come trequartista o come seconda punta, ma prediligo il ruolo di esterno sinistro.

Chi è il tuo migliore amico all’interno dello spogliatoio?
Nello spogliatoio mi sono trovato subito a mio agio, perché è stato sicuramente uno spogliatoio molto allegro e sereno. Già conoscevo Florenzi e De Rossi, che sono in Nazionale con me, però ho fatto subito amicizia con tutti. Sono veramente tutti dei bravi ragazzi molto simpatici.

Cosa ti motiva e ti spinge a dare sempre il massimo?
Sicuramente quello che non ho mai perso è la forza di non mollare mai. Nella mia carriera ho avuto dei momenti difficili, però quello che non ho mai fatto è stato mollare. Ho sempre cercato di dare il massimo, perché comunque il calcio è sempre stata la mia passione. Da me stesso chiede sempre qualcosa di più. La cosa che mi motiva è sicuramente quella di avere un obiettivo, ognuno deve porsi degli obiettivi nella propria carriera e deve cercare di raggiungerli. Però sicuramente quello che non devi mai fare è smettere di crederci.

Che genere di musica ascolti prima e dopo le partite?
Ascolto sempre la musica prima delle partite, è una cosa che mi carica, diciamo che ascolto un po’ tutti i generi, ma mi piace l’Hip Hop e il Rap americano. Ascolto prevalentemente quello.

Ti taglierai mai i capelli?
Io li taglio spesso i capelli, diciamo che questa cosa della cresta è una mia particolarità che è nata tanti anni fa e ho deciso di tenerla perché comunque mi piaceva e aveva portato anche bene. Adesso l’ho un po’ spuntata, ma diciamo che è stata una mia caratteristica, quindi mi piace e ho deciso di tenerla.

Il segreto della grande intesa tra te, Salah e Perotti?
Sicuramente quando hai di fianco giocatori con tanta tecnica le cose si facilitano tanto. Loro sono giocatori con grande velocità, soprattutto Salah, con molta tecnica e devo dire che mi sono trovato subito benissimo. Mi auguro che possiamo ancora continuare a far bene così come stiamo facendo adesso, facendo tanti gol, assist e buone prestazioni.

Quando la Roma ti ha chiamato, cosa hai pensato all’inizio?
Sicuramente è stata una sorpresa, ma una sorpresa molto positiva per me, perché comunque dall’inizio del mercato la Roma era sempre stata la mia priorità. Quando si sono interessati a me sicuramente mi ha fatto tantissimo piacere, anche quando ho parlato con Sabatini mi ha fatto una buonissima impressione e ho sentito da subito la fiducia da parte del mister. Ho deciso di sfruttare questa occasione venendo qua e cercando di dare una svolta alla mia carriera. Adesso sta andando bene, quindi sicuramente è un momento positivo, ma devo continuare così perché c’è ancora tanto da fare.

Cosa si può imparare lavorando con giocatori del calibro di Totti e De Rossi?
Sicuramente tantissimo dal punto di vista tecnico ma anche umano. Sono due giocatori che hanno fatto la storia della Roma, sono due leader, che io ho sempre ammirato e stimato, è stato ed è un vero piacere giocare con loro e averli conosciuti è stata una cosa belle. Ti possono insegnare tanto sia dal punto di vista umano che dal punto di vista calcistico.

Qual è la differenza principale tra la Ligue 1 e la Serie A?
Credo che la differenza la faccia il punto di vista fisico, sono due campionati diversi, nel senso che la Ligue 1 è un campionato molto più di intensità, di fisicità, mentre la Serie A è più tattica e devo dire che è più difficile giocare in Serie A che in Ligue 1. In Ligue 1 si aprono anche molti spazi, invece in Italia ci sono molte più situazioni difficili e ti devi creare lo spazio per andare a far male. Sicuramente sono due campionati diversi.

Quante lingue parli? Ne stai imparando di nuove?
L’italiano sicuramente, l’inglese un po’, del francese qualcosa ho imparato. Adesso piano piano sto cercando di imparare l’arabo, da piccolo ho iniziato, poi col tempo ho mollato, adesso sto recuperando piano piano. Ci tengo molto, anche perché mio padre è egiziano, quindi devo riuscire a parlare arabo.

Come ci si sente ad essere una fonte d’ispirazione per molte persone in giro per il mondo?
E’ una bella sensazione, perché essere un esempio per i ragazzi che ambiscono a diventare un giocatore è un motivo di grande orgoglio per me. Vedo molti bambini e molti ragazzi che mi chiedono tanti consigli e mi fanno molti complimenti per quello che sono adesso e sicuramente è una cosa che mi fa molto piacere. Io spero comunque con la mia persona, con il mio modo di giocare, di dare un buon esempio a tutte quelle persone che vogliono diventare giocatori. Il consiglio che posso dare è quello di avere la passione per questo sport e soprattutto l’umiltà. Credo che l’umiltà sia la cosa fondamentale per il successo, il vero campione penso che sia quello che rimane umile nonostante i grandi traguardi raggiunti. Credo che sia una delle cose principali che una persone, un giocatore, deve tenere a mente.

Cosa ne pensi dell’intesa che avete sviluppato te e Salah? Parlate spesso dell’Egitto?
Penso che Salah sia un bravissimo ragazzo, una grande persona e un grande giocatore. Mi trovo bene con lui, sia in campo che nello spogliatoio. Dell’Egitto l’unica volta che ne abbiamo parlato è quando abbiamo fatto il segno, il simbolo, il triangolo della Piramide. E’ stato un momento giocoso in campo, abbiamo deciso di farlo insieme.

L’esultanza della Piramide insieme a Salah era stata preparata in anticipo?
No, devo dire che dopo il gol con la Fiorentina ho deciso di fare l’esultanza con lui, ma non era assolutamente preparata. In quell’istante lì gli ho detto di fare questa cosa e lui sorridendo mi ha seguito e l’abbiamo fatta insieme.

Chi ti ha spinto a giocare a calcio?
La passione per questo sport me l’ha trasmessa mio padre, che è stata la figura principale nella mia vita e nella mia carriera. E’ stata la persona che mi è stata più vicino, mi ha seguito ovunque, tutto quello che ho e che sono diventato lo devo a lui, è stata una persona che ha fatto tantissimi sacrifici, ha cambiato anche lavoro per cercare di portarmi agli allenamenti, sicuramente è stata una figura fondamentale. Prima ancora di giocare per una squadra mi portava ai giardini, ai campetti sotto casa per insegnarmi a giocare a calcio. Devo ringraziarlo tantissimo.

“Spero di continuare così, facendovi divertire e facendovi provare tante emozioni, sperando di farlo già da domenica nel derby”.

 

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