Corriere dello Sport (G. D’Ubaldo) – La sua è una storia completamente diversa da quella di Zaniolo. Anche Stephan El Shaarawy in gioventù ha commesso qualche errore, ma ha saputo ripartire. Proprio dalla Roma. A 30 anni appena compiuti è stato capace di rimettersi in gioco. È nato attaccante, con Mourinho ha imparato a fare l’esterno a tutta fascia. Domenica scorsa, tornato a fare la punta, ha segnato il primo gol contro lo Spezia. Ma a Napoli sarà di nuovo impiegato a centrocampo, con il compito di aiutare la squadra e arginare le discese di Di Lorenzo. Il Faraone è tornato, ha saputo farsi trovare in forma, è un professionista scrupoloso, ha un preparatore e un motivatore che lo seguono.
Adesso è diventato un giocatore duttile: può sostituire Zaniolo in attacco, oppure Zalewski e Spinazzola sulla fascia. Sa saltare l’uomo, vede la porta, si sacrifica in fase difensiva. Mourinho, parlando di Nicolò nel dopo partita di La Spezia, ha detto che è ingiusto lasciare in panchina calciatori che danno tutto in allenamento. El Shaarawy è uno di questi.
È voluto tornare alla Roma dopo una breve esperienza in Cina, ci ha rimesso dei soldi per rientrare nel calcio che conta. Il suo contratto scade a giugno, vuole convincere la Roma a rinnovarglielo. La società ha l’opzione per poterlo prolungare entro il 31 maggio. In estate aveva detto no a Berlusconi e Galliani che volevano portarlo al Monza. C’è un senso di appartenenza che lo lega alla Roma.
Non ha mai creato un problema, ha accettato di diventare un “panchinaro” senza mai tirarsi indietro in allenamento. Mourinho lo considera una valida alternativa quando sta bene. È in attesa di un segnale da parte della società per rinnovare il contratto, spera che Tiago Pinto chiami il fratello procuratore Manuel per proporre un nuovo rinnovo. Potrebbe anche accettare una proposta al ribasso rispetto ai 3,5 milioni che guadagna oggi.