Corriere dello Sport (R.Maida) – La rincorsa comincerà in Italia. Non è stata memorabile la trasferta di lavoro di Stephan El Shaarawy, che non ha ancora calpestato un campo di calcio a causa di un mal di schiena molto invasivo. La patologia di per sé non è preoccupante ma nemmeno può essere sottovalutata, tanto è vero che Di Francesco ha chiamato negli Stati Uniti in fretta e furia il giovane senegalese Keba, che inizialmente non era stato convocato, per avere un esterno d’attacco in più.
TERAPIA – Ieri El Shaarawy non è neppure andato a New York, così come gli altri infortunati Karsdorp, Emerson e Florenzi, per continuare le terapie personalizzate nell’attrezzatissimo albergo di Boston che la Roma ha scelto come quartier generale per la seconda estate consecutiva. «Spero di tornare in campo il prima possibile» ha detto nei giorni scorsi dopo aver conosciuto i marinai italiani sulla nave scuola Amerigo Vespucci, che era ormeggiata in porto proprio a Boston. Di più El Shaarawy non può dire perché il dolore non è scomparso e necessita di ulteriori approfondimenti: senza neppure un allenamento nelle gambe in tutta l’estate, è impensabile che recuperi in tempo per l’ultima amichevole americana, domenica prossima a Foxboro contro la Juventus.
SFIDA – Una volta guarito, però, dovrà recuperare in fretta posizioni agli occhi dell’allenatore che, tra Pinzolo e Stati Uniti, ha seguito con piacere i progressi di Perotti, bravo a calarsi nel nuovo sistema di gioco e agevolato dal lavoro effettuato durante le vacanze. Nella scorsa stagione con Spalletti i due esterni destro d’attacco si sono alternati con discreta regolarità a seconda dei momenti e dello stato di forma generale, svelando che in quella zona del campo nessuno poteva sentirsi sicuro del posto. Tuttavia El Shaarawy ha finito la stagione in crescendo, segnando quattro gol nelle ultime quattro giornate, diventando una risorsa molto preziosa nella volata finale. Certo, niente sarebbe stato bello se Perotti non avesse segnato il gol della Champions, «il più importante della mia carriera», all’ultimo respiro contro il Genoa. Ma questa è un’altra storia.