La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Amantino Stefano El Shaarawy, perché quella porta pare quasi chiamarlo un gol di tacco. Uno ogni sei anni, mica di più. Ma gioielli veri. Amantino Mancini conquistò Roma e un derby nel novembre 2003, Stefano Okaka si inserì perfettamente nella magia di Claudio Ranieri nel gennaio 2010, sei anni e spicci dopo, e a due minuti dalla fine vinse da solo una partita con il Siena. E poi eccoli qui, altri sei anni. C’è Stephan El Shaarawy, fino a ieri pomeriggio era solamente il Faraone, da ieri sera Mago Merlino che regala (forse) a Luciano Spalletti quel «clic» che Rudi Garcia andava cercando prima del suo esonero. Quel tacco, al minuto 3 del secondo tempo, è una magia che cancella… no, non cancella, ma almeno nasconde i guai della Roma.
MAESTRO IBRA – «E il tacco e la punta». Quante volte Spalletti avrà ripensato a quella conferenza stampa fiume che nel 2009 lo allontanò dalla panchina della Roma. «E il tacco» stavolta lo ha salvato. E il tacco stavolta ha presentato al mondo giallorosso El Shaarawy, la cresta che ha preferito abbandonare quel mondo dorato che è Montecarlo e tuffarsi in quella fossa dei leoni che non è più Milano, è Roma e basta. Elsha ha messo insieme il genio e l’applicazione. Spalletti gli aveva chiesto di coprire buona parte della fascia sinistra, diciamo almeno trequarti. Ma senza il genio, l’applicazione non l’avrebbero applaudita in molti. Senza la follia che è stata quel tacco, buono per spiegare alla perfezione tutto il mondo Roma: giocatori bloccati di testa, passaggi a 5 metri invece che a 20, scarico al compagno invece che il tiro in porta. E via così, nuove vecchie paure. Serviva una scintilla. Una giocata fuori dagli schemi per rompere uno schema di una squadra schiava di se stessa. Quel tacco è il colpo di uno con la testa libera, senza il pregresso di una schiena pesante per due mesi di fischi subiti dalla propria gente. È il genio di un calciatore che il colpo ce l’ha in canna e lo spara, senza paura di quello che sarebbe successo in caso di insuccesso. El Shaarawy, per una sera almeno è stato il condottiero a cui si è aggrappata la Roma tutta.
IDEE CHIARE – «Ci ho provato, è andata bene, indimenticabile. È una gran bella soddisfazione iniziare così – ha commentato Elsha –. Dove l’ho visto fare? Beh, mi sono allenato a lungo con Ibra al Milan, qualcosa ho imparato…». I maestri sono chiari, le idee chiarissime: «Sono alla Roma per dare una svolta alla carriera. Devo solo recuperare la condizione. E la squadra deve recuperare punti in classifica: se non vinciamo con il Sassuolo martedì, siamo punto e a capo».