La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Eccola qui, la Roma in tutte le sue storiche – mica solo stagionali – sfaccettature. Roma bella e dannata, che riesce a innervosirsi pure nella giornata che sognava, meno quattro dalla Juventus. E invece Edin Dzeko, mister doppietta, 12 gol in campionato che valgono un posto (fisso) da capocannoniere, la butta lì così: «Bene la vittoria, ma se giochiamo così il derby con la Lazio non lo vinciamo. Abbiamo perso troppe palle, non abbiamo più avuto voglia si segnare. Non so perché sia successo, forse ci siamo rilassati. Dovremo migliorare».
LA RISPOSTA – Autocritica, messaggio a se stesso e pure ai compagni: Dzeko segna pure fuori dal campo. Ma Luciano Spalletti alza la bandierina e annulla il gol del bosniaco: «Dzeko ha detto così? Beh, cominci lui a giocare meglio, così ci dà una mano, perché poi si vedono i gol e gli assist ma è tutta la manovra che conta. E anche dal punto di vista dell’aggressività dobbiamo lavorare». Botta e risposta: Dzeko prova l’allungo, ma la stoccata è tutta di Spalletti. Che poi precisa ancora: «Abbiamo bisogno anche di altre cose di Edin, oltre che dei suoi gol. Non siamo fatti per i duelli fisici. E invece il Genoa, contro la Juventus, ha dimostrato che le partite si vincono anche così. Dobbiamo crescere, dobbiamo farlo per forza. Senza perdere le nostre caratteristiche, ovvio. Se prendiamo tutte queste ripartenze diventa difficile contro chiunque». Anche perché ora arrivano gli scontri diretti: Lazio, Milan e Juventus. «Siamo in una fase di cambiamento, non ci piace essere belli ma vincenti. Sì, è un mese decisivo per lo scudetto, ci sono partite che possono indirizzare il campionato. A patto di crescere, però. Perché non sappiamo gestire il risultato».
ASSIST DE ROSSi – Forse è per questo che Spalletti è stato costretto a inserire De Rossi, alla presenza numero 400 in campionato. «Non vediamo il motivo per non continuare con lui», ha detto il d.g. Mauro Baldissoni in riferimento a un rinnovo di contatto che arriverà. E l’azzurro prima ha sposato la teoria di Dzeko («Sono d’accordo con lui, così il derby non si vince»), poi ha analizzato la classifica: «E’ diventata cortissima, è ritornata umana per quanto riguarda il primo posto. Poi dipenderà dal ritmo della Juventus. Il mio contratto? Non è un assillo. Il mio assillo è la classifica. E’ arrivato il momento di raccogliere quanto questa società ha seminato in questi anni». Magari con qualche nervosismo in meno, sarebbe più semplice.