La Repubblica (P. Torri) – Si scrive Lukaku, si legge tifosi. Sia chiaro, non vogliamo togliere nulla al gigante belga che al tramonto della sua peggior performance da quando veste la maglia della Roma, ha deciso gioco, partita e incontro con un Lecce che al minuto novanta stava assaporando la concreta possibilità di vincere per la seconda volta nell’Olimpico giallorosso (la prima qualsiasi cuore romanista la ricorda come una ferita che non potrà mai rimarginarsi).
Semplicemente vogliamo dare ai tifosi della Roma quello che è dei tifosi della Roma. Come Josè Mourinho non ha mancato di sottolineare nel travolgente dopo partita di domenica. Dicendo, senza giri di parole, che nella sua carriera non ha mai visto un pubblico come quello del la Roma, anche se le squadre con cui ha vinto (tanto) si chiamavano Porto, Inter, Real Madrid, Chelsea, Manchester United e Tottenham.
Quale altra tifoseria, a una manciata di minuti dal novantesimo, con il Lecce in vantaggio e il rischio di una settimana sull’orlo di una crisi di nervi, avrebbe sostenuto la sua squadra con l’amore, l’entusiasmo, la passione con cui l’hanno fatto i tifosi giallorossi? Alla fine sono stati premiati con una vittoria fondamentale. Perché qualsiasi altro risultato avrebbe voluto dire abbandonare o quasi quell’inseguimento a una posizione Champions League che è l’obiettivo dichiarato della stagione. Solo chi non vuole vedere può rimanere sorpreso da tanto amore. Le decine di sold out (e non è solo l’effetto Mou) che si stanno succedendo da un paio di stagioni, sono li a testimoniarlo. Ulteriore motivo perché la Roma abbia il suo stadio per il calcio. I tifosi se lo meritano. Al resto ci penserebbero loro.