Il Messaggero (U. Trani) – La fumata bianca prima dell’alba, alle 4 in Italia. E quindi in America ancora mercoledì 5 agosto. James Pallotta cede il club giallorosso a Dan Friedkin. La resa del bostoniano è dettata inevitabilmente dalla preoccupante situazione debitoria. L’accelerazione nella trattativa c’è stata solo prima della mezzanotte. Fino a quel momento Pallotta ha continuato a tergiversare, aspettando il rilancio della cordata mediorientale, che non è mai arrivato. Il suo sì è stato girato poi ai suoi avvocati e a quelli di Friedkin. Il Friedkin Group dopo la firma ha preparato il versamento della caparra, di poco superiore al 10% della cifra totale dell’affare: 60 milioni. Ma la nuova Roma ha già preso il via: in giornata ci saranno le riunioni operativi per la ristrutturazione del club. L’organigramma della società è da rifare. Il cda, previsto per ottobre, sarà anticipato. Va scelto il nuovo ad: il contratto di Fienga, attuale Ceo, è scaduto. Soprattutto, c’è da individuare il nuovo direttore sportivo: Burdisso è il nome proposto da Baldini, Paratici il candidato di lusso. Contattato anche l’ex Pradè. Anche Baldissoni dovrebbe uscire, rimanendo solo come consulente per lo Stadio. Friedkin sta pensando di affidare la presidenza al figlio Ryan. Il mercato però non prevede voli pindarici: preso Pedro a zero, l’obiettivo è riprendere Smalling (oppure si cambierà obiettivo) e se sarà possibile un terzino. Ovviamente confermando Pellegrini, Zaniolo e Dzeko. Ma bisogna anche vendere, abbassando il monte ingaggi.