Il Tempo (M.Vitelli) – Al Bar dello Sport se la spassano di brutto. Chi aveva tremato all’idea che l’introduzione del Var lo privasse del piacere della rissa dialettica con i nemici calcistici di una vita ora ride di gusto. Altro che fine delle polemiche, dopo solo due giornate di campionato c’è molto più «materiale» su cui litigare di quanto ce ne sia mai stato in passato. Perché i difetti del Video Assistant Referee sono evidenti e forse si stava meglio quando si stava peggio. Il primo scricchiolio del nuovo sistema che dovrebbe servire agli arbitri per evitare errori grossolani in circostanze di gioco decisive arriva durante Inter-Fiorentina, posticipo serale del primo turno: Miranda spinge in area «El Cholito» Simeone e nel dubbio Tagliavento chiede aiuto al collega Guida seduto davanti al monitor. «Non è rigore», gli dice sicuro il socio. Peccato che invece il fallo ci fosse eccome. Altro match, altro sbaglio. In Bologna-Torino il guardalinee alza la bandierina segnalando un fuorigioco del granata Belotti appena prima che Berenguer metta dentro. L’offside non c’è (perché il Gallo riceve la palla dall’avversario Mattia Destro) ma l’arbitro Massa ha fischiato e va bene la moviola, ma non si può tornare indietro nel tempo e far proseguire un’azione interrotta.
Stessa gara, altra grana. Ad inizio ripresa Belotti finisce a terra per un contatto molto sospetto di Maietta, ma il Var è fuori uso per motivi tecnici e allora amen. Dopo la «prima» di rodaggio nel secondo turno è andata meglio? Nemmeno per idea. Genoa-Juventus: pronti, via, «toppa». Al 7′ Rugani atterra in area Galabinov, il direttore di gara Banti fa giocare, ma il Var chiama e allora stop. Fallo si, fallo no, ma il fuorigioco dell’attaccante rossoblù chi lo vede? Nessuno. Così rigore, gol del Genoa e altro errore sul groppone della neonata coppia arbitro-camera. E sabato all’ora di cena ennesimo boccone amaro. All’Olimpico la Roma è in vantaggio sull’Inter per 1-0. Perotti entra in area e Skriniar lo stende. L’arbitro Irrati chiede: «Che faccio?». «Vai tranquillo – gli rispondono dalla cabina di regia – Non serve nemmeno che vieni a vedere, non è fallo». E invece sarebbe dovuto andarci eccome. Che era rigore lo hanno detto pure gli interisti. Fatti sparire gli addizionali d’area, ora si prova con il Grande Fratello. Tre arbitri in campo, il quarto uomo e due al monitor per continuare a sbagliare come e più di prima. Perché il calcio è un gioco di contatti e di «situazioni» interpretabili. Ed è bello così. «Chi vuol esser lieto, sia: con il Var non c’è certezza».