Il Tempo (A.Serafini) – Un ritorno al passato per cancellare ciò che non ha funzionato in quello più recente. Non vede l’ora di tornare in campo Luciano Spalletti, armato di fischietto e cronometro al collo. L’immagine della sua vecchia Roma, trasformata in quella notte genovese nel dicembre del 2005, diventò poi un marchio di fabbrica italiano che in più di un’occasione funzionò anche in Europa. Adesso, a 2326 giorni dalla sua ultima panchina in giallorosso, il tecnico toscano potrà rispolverare l’intero repertorio tattico, sperando di colmare nel minor tempo possibile almeno una parte delle lacune mostrate dalla squadra nell’ultimo corso targato Garcia. Più che una questione di modulo, Spalletti punterà sugli strumenti utilizzati nell’arco della sua carriera: grinta e dinamismo, fondamentali nel recupero delle seconde palle, inserimento continuo da parte dei centrocampisti e gioco in costante proiezione verticale. Il tutto da applicare nel suo tanto amato 4-2-3-1, il modulo più utilizzato, ma spesso modificato in base alle esigenze della squadra e del momento.
La Roma che troverà a Trigoria comunque gli offrirà più di una possibilità di scelta. Un undici ideale, in cui qualche piccolo accorgimento o cambiamento potrà già essere riproposto dalla prossima sfida con il Verona all’Olimpico. Aspettando novità dal mercato sul fronte terzino destro (Adriano o chi per lui), la linea difensiva ripartirà sugli esterni da Maicon (o Florenzi) e Digne, mentre verranno valutate le condizioni di Castan per cercare di reinserire il brasiliano nella rotazione dei centrali insieme a Rudiger e Manolas. La vecchia coppia di centrocampo formata da De Rossi e Pizarro, questa volta avrà più alternative a disposizione. Anche se con qualche anno in più sul groppone, il numero 16 potrà partire titolare al fianco di Nainggolan, pronto a lasciare il proprio spazio in mezzo al campo quando Strootman tornerà abile e arruolabile. Per caratteristiche Pjanic sembra adatto a giostrare nel ruolo dietro la punta (Dzeko) ricoperto e valorizzato in quegli anni da Perrotta, sostenuto sui lati da Salah e uno tra Florenzi e Iago Falque. Un esterno d’attacco accompagnato da un altro esterno più difensivo e in grado di aiutare i terzini nel raddoppio delle marcature. Il duo Mancini-Taddei riproposto attraverso Salah e Florenzi (o Iago Falque) con Gervinho pronto a dare il cambio all’egiziano ma a ora a «rischio» di perdere il posto fisso che aveva con Garcia.
Non si vive soltanto di 4-2-3-1. Nell’arco della sua carriera infatti, Spalletti si è spesso reinventato per necessità. Dalla difesa a 3 utilizzata a Udine nello straordinario percorso che portò alla Champions, fino al più classico 4-3-3 o 4-3-1-2, utilizzato durante gli anni russi allo Zenit. Quest’ultimo schieramento verrebbe riproposto soltanto con il reparto di centrocampo al completo tra titolari (Strootman, De Rossi, Nainggolan e Pjanic) e alternative (Keita, Uçan e Vainqueur che ironia del destino al suo arrivo a Roma si definì proprio il nuovo Dacourt). Nell’immediato però servirà ripartire in fretta senza grossi stravolgimenti, in attesa magari di centrare l’obiettivo minimo stagionale (qualificazione in Champions) e poi assestare nuovamente la squadra in vista della prossima stagione. Discorsi futuri che verranno analizzati in seguito, con la speranza che nei 4 mesi mancanti alla fine del campionato si possano ritrovare gli equilibri persi per ripartire senza una nuova rivoluzione.