La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Mourinho ci ha tenuto più volte a definirlo a tutti gli effetti un titolare, anche se Stephan El Shaarawy la sua prima partita dal via in questa stagione la giocherà solo oggi, alla sesta occasione (e nelle cinque precedenti ha disputato in tutto solo 58 minuti).
Ma nel calcio moderno i titolari sono molti di più degli undici che vanno puntualmente in campo ed ecco allora che il ragionamento torna. Perché El Shaarawy titolare ci si sente davvero e stasera vorrà dimostrarlo un po’ a tutti. Guidando – di fatto – quella che potrebbe essere definita la Roma-2, visto che con lui partiranno dal via anche Smalling e Calafiori e uno tra Villar e Diawara.
Stasera il portoghese non cambierà tutto, ma non porterà neanche 7-8 cambi come era solito fare Fonseca nella scorsa stagione. “Qualcosa cambierò, ma non la struttura della squadra – dice il tecnico – Ci teniamo a questa competizione, vogliamo vincere il girone. E, perché no, anche la coppa“.
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E tra quel qualcosa che Mourinho cambierà c’è, appunto, anche El Shaarawy. Che, di fatto, sarà il leader (insieme a Smalling) di questa sorta di Roma-2. “Stefano“, così lo chiama Mou quando deve rimarcare che “è un giocatore intelligente, sa quanto è importante per noi. I titolari non sono 11 e lui lo è. Ha capito che doveva fare un percorso per ritrovare la forma migliore. Perché il talento si vede, ma la forma e l’intensità hanno perso qualcosa tra Cina e infortuni”.
Ed allora stasera toccherà anche ad ElSha guidare la Roma verso la prima vittoria del girone. Con un Olimpico che andrà vicino ancora al sold out, dopo i pienoni (nel rispetto delle capienza attuali) con Fiorentina, Trabzonspor e Sassuolo. Già, il Sassuolo, proprio la squadra con cui El Shaarawy ha segnato il secondo gol stagionale.
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E se si considerano quei 58 minuti, Stephan ha la miglior media-gol dei giallorossi (una rete ogni 29 minuti). “Le panchine non mi hanno dato pressione, basta aspettare e farsi trovare pronti – dice – Ho fatto più fatica a ritrovare la condizione atletica che quella mentale: con il Covid in Cina siamo stati fermi 7 mesi e quando sono rientrato in Italia per la nazionale mi allenavo da solo. Quest’anno ho rifatto la preparazione dopo tre anni e mi sento bene“.
“Abbiamo investito molto sull’allenatore, che ha esperienza e qualità – chiude il Faraone – Nell’ambiente c’è tanto entusiasmo, ma dovremo essere bravi a non farci travolgere“. Intanto, però, lui vuole lasciare il segno di nuovo, anche stasera. Esattamente come fece in Europa contro Austria Vienna e Chelsea, nella sua prima era giallorossa.