La Repubblica (M. Ferretti) – Interrogativi d’inizio novembre. Essere al quarto posto in classifica, in compagnia dell’Atalanta, e davanti a Lazio e Juventus, può essere per la Roma motivo di tiepida soddisfazione oppure è la triste sintesi di un campionato che poteva (doveva?) essere migliore?
In soldoni, la Roma sta facendo piuttosto bene o piuttosto male? José Mourinho ha azzeccato qualcosa o sta sbagliando tutto? Andiamo per ordine, mettendo da parte (a fatica…) rigori dati e/o non dati nelle ultime settimane. La Roma è al quarto posto nonostante quattro sconfitte in undici gare, e questo vuol dire che, pur non avendo prodotto meraviglie, è a pochi passi dal podio.
Merito suo o demeriti altrui? Il campionato italiano è equilibrato oppure scarso? Forse un po’ l’uno e un po’ anche l’altro. Una cosa, comunque, è certificata: la rosa della Roma – per qualità e quantità – è inferiore non soltanto a quella di squadre che le sono davanti, ma pure ad alcune che ora le sono dietro.
Basta guardarle e confrontarle, per riscontare un netto divario. Ecco perché la valutazione del lavoro di Mourinho può prestarsi a diverse, opposte interpretazioni: con quelli che aveva (ha) a disposizione, ha prodotto quello che poteva (doveva?) produrre o non ha aggiunto alcun valore al gruppo? Chi gli rinfaccia di far giocare sempre gli stessi, e di aver sistematicamente messo in tribuna quattro o cinque pezzi, dovrebbe porsi una domanda: con quei quattro o cinque in campo, la Roma sarebbe più su del quarto posto? Non esiste controprova, vero.
È certo, però, che si parla sempre molto (troppo?) di Mourinho e poco della Roma. Come se fossero due identità separate. E fin quando si continuerà a valutare in primis, nel bene e/o nel male, l’operato del portoghese non si tratterà mai nella maniera corretta il comportamento della squadra. Non può vincere Mou e perdere la Roma. O viceversa. In assoluto, una squadra fa o non fa quello che le chiede l’allenatore in rapporto alla capacità (tecnica, tattica e mentale) del gruppo di assecondarlo. Chi mette Josè in cima alla lista dei “colpevoli” per il quarto posto, dovrebbe piazzarci ex aequo i giocatori. Ma, poi, è davvero una colpa stare dopo undici giornate al fianco dell’Atalanta e davanti a Lazio e Juventus?