Il Messaggero (B. Saccà) – Come il Galata morente dei Musei Capitolini, pure la Roma è quasi accasciata e con gli occhi rivolti verso il basso. La partita di Bologna ha restituito l’immagine di una squadra rotolata ormai tra le difficoltà o, peggio ancora, costretta a specchiarsi nei propri limiti strutturali. E adesso. E adesso, sabato pomeriggio, all’Olimpico planerà l’Inter campione d’Italia quella di Lautaro Martinez e Dzeko.
La Roma indosserà non certo i vestiti di gala, che qua Mourinho dovrà misurarsi prima con delle invero drammatiche assenze e poi con i nerazzurri di Simone Inzaghi. D’altronde la sfida di ieri non solo ha appesantito i giallorossi del disagio della sconfitta tra l’altro la sesta in 15 turni di Serie A ma ha anche sottratto all’allenatore la possibilità di disporre di altri tre giocatori di un certo spessore.
La battaglia sarà paurosamente dura questo è ovvio però Mou è anche e soprattutto un tecnico capace di venir via dal distillato d’inferno (cui la squadra si è evidentemente lasciata andare); e la Roma un concentrato di giocatori capaci di splendere al buio. E regalare meraviglie. Naturalmente serviranno taluni quintali di buon calcio, una accresciuta effervescenza fisica e soprattutto: niente panico né isterie.