La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – C’è un po’ di tutto Edin dentro, dalla sua infanzia ai giorni nostri. Ed è un documentario denso di sentimenti, ad iniziare dal primo piano: il volto del centravanti bosniaco che pian piano avanza, quasi a toglierti il fiato. “Edin” è il documentario prodotto da Roma Studio e dedicato alla vita e alla carriera di Edin Dzeko, premiato ieri con la “Guirlande d’Honneur” al 38° International FICTS Fest. E la prima immagine è quella di un Dzeko bambino, immerso tra gli amici di Sarajevo con una sciarpa giallorossa al collo. “Ero un ragazzino, tante cose non me le ricordavo. Poi ho visto quella foto e ho detto: guarda, sono romanista da sempre, non solo dal 2015″. Immagini commoventi che lasciano subito spazio a quelle strazianti della guerra dei Balcani. Dopo i ricordi d’infanzia quelli felici del pallone con Jusuf Sehovic, il suo primo allenatore. “Ricordo il suo arrivo, aveva 8 anni, notai subito che aveva caratteristiche particolari, allenarsi non gli pesava mai”. Poi la svolta quando Edin passò allo Zelijeznicar e il primo giorno in Primavera fece 4 gol. “Da lì iniziò tutto, ero già alto, ma magrissimo“. Poi il viaggio in Repubblica Ceca, a soli 19 anni. In quei giorni poi ci fu anche la chiamata in Nazionale poi il trasferimento al Wolfsburg: “Con Magath erano allenamenti durissimi, ma lui mi ha dato tanto, lì sono diventato giocatore vero“. Ed Edin ha iniziato a vincere, tanto che da lì andò al City dove vinse la Premier con Mancini. Poi la Roma: “Prima di firmare ci siamo fatti tutti Roma a piedi, abbiamo visto ogni cosa e ci siamo subito innamorati della città” riferisce la coppia. Ed a portarlo fu Sabatini. “Venne a trovarmi in Croazia, e mi ha detto: “Io senza di te non torno a Roma“. Poi l’accoglienza dei tifosi. “Una cosa incredibile, che non avrei mai pensato di poter vivere“. Quindi il percorso con i vari allenatori: “Spalletti era molto esigente, voleva tutti i palloni in verticale per il centravanti. Con Di Francesco è andata bene in Champions, se abbiamo battuto il Barcellona molto del merito è suo. Il gol col Chelsea? Il più bello di sempre, ma non mi ricordate la partita di Liverpool, l’abbiamo buttata“. Invece Fonseca “Non ho mai avuto problemi con gli allenatori, do sempre il cento per cento e a fine mercato sono sempre qui“.