Dzeko, che coppia con Grafite! L’ex compagno Misimovic: “Gli ho detto di restare a Roma. Conte lo voleva molto”

Pagine Romaniste (L.Fantoni)“Guarda un po’ chi c’è in TV, il lampione ha appena vinto il campionato con il Manchester City“. Deve essere andata più o meno così nelle case di quelli che, ai tempi dello Zeljeznicar, soprannominavano Edin Dzeko “Kloc”, il lampione. Un nomignolo che in effetti era calzante per la sua stazza fisica, ma che si è rivelato tutt’altro che giustificato quando ha iniziato a giocare da attaccante e segnare. Perché Dzeko all’inizio non vive in area di rigore ma viene schierato da centrocampista offensivo e in 40 partite realizza la modica cifra di 5 gol. Solo quando si trasferisce in Repubblica Ceca, per seguire il mentore Jiri Plisek, viene spostato più avanti, nel ruolo di centravanti. Ed è qui che la carriera del bosniaco decolla. Gol dopo gol, battaglia dopo battaglia, alla fine il destino lo porta in Germania, al Wolfsburg. Mai scelta fu più azzeccata. Sotto la guida del maestro Felix Magath, i lupi di Sassonia conquistano il Meisterschale dopo una cavalcata che si ricorda ancora oggi. Provate ad andare in una birreria di Wolfsburg e chiedete della coppia Dzeko-Grafite. Vedrete lacrime di nostalgia sgorgare da tutti gli occhi che hanno potuto ammirare quel fantastico duo.

L’avventura con la maglia biancoverde lo consacra definitivamente nel calcio dei grandi. Nel 2011 arriva la chiamata del Manchester City. Con i Citizens vince la rocambolesca Premier League del 2012 e c’è anche la sua firma nell’incredibile vittoria contro il QPR all’ultima giornata. Dopo 4 anni l’arrivo a Roma. Sabatini compie una sorta di miracolo. Riesce ad acquistare il campione bosniaco in prestito per 4 milioni di euro con il riscatto fissato a 11. All’arrivo all’aeroporto l’entusiasmo dei tifosi è incontenibile. Talmente incontenibile da disperdersi, solo 12 mesi dopo, in seguito ad un anno non proprio eccezionale del bosniaco. Ma Edin ha la pelle dura, non si fa scalfire da un’annata storta. L’anno successivo ne mette 29 in campionato, sotto la guida di Spalletti, facendo registrare anche il suo record di gol. La storia fino ad oggi la conosciamo tutti. Trascinatore, uno dei migliori attaccanti della storia della Roma, e talmente importante nello spogliatoio da diventare il capitano dopo l’addio di Florenzi. Insieme a Perotti (arrivato però a gennaio) è l’unico rimasto della rosa del 2015. L’unico che è riuscito a costruire una storia d’amore con una Roma che troppo spesso in questi anni è stata una squadra con cui era facile separarsi. Edin ci è andato vicino ma alla fine è sempre il cuore a scegliere. E il suo cuore è giallorosso.

L’EX COMPAGNO MISIMOVIC LO RACCONTA

Nella fantastica annata con il Wolfsburg, non ci sono solo Dzeko e Grafite. Dietro di loro tesse i fili della tela vincente un connazionale di Edin, Zvjezdan Misimovic. Lui serve gli assist e l’attaccante romanista segna. Alla fine della stagione il conteggio dei passaggi decisivi segna il numero 20. Il rapporto che li lega è molto forte, per anni sono stati anche compagni in Nazionale. Abbiamo chiesto a Misimovic di raccontarci meglio Edin. Questo è quello che ci ha detto:

Da quanto conosce Dzeko? Cosa ha pensato la prima volta che l’ha visto giocare?

Conosco Edin dalla Nazionale, prima che giocassimo insieme al Wolfsburg. L’ho visto giocare per la prima volta contro la Bosnia, contro la Turchia. Fece subito gol. In quel periodo giocava ancora al Teplice.

Lei è stato suo compagno al Wolfsburg, faceva gli assist e lui segnava. Può dirci qualcosa su quella stagione?

In quella stagione lui ha segnato tantissimi gol. All’inizio aveva avuto qualche problema, qualche infortunio, ma quando la stagione è entrata nel vivo lui ha iniziato a giocare sempre meglio. La prima metà del campionato non abbiamo vinto neanche una partita fuori casa, ma nella seconda parte ne abbiamo vinte 10 di fila. Penso che quella sia stata la chiave.

Nel 2014 Edin è diventato il capitano della Bosnia. Che tipo di capitano è? È calmo o si arrabbia?

Edin è una persona veramente calma. Non si arrabbia molto e non parla troppo. È un capitano in campo, che guida la squadra con le sue prestazioni.

Lo senti ancora oggi? Che ti ha detto della sua esperienza a Roma?

Certo che lo sento ancora. Ho visto qualche partita a Roma e ogni volta che posso lo vengo a trovare anche per vedere le sue partite. Quando ha avuto l’offerta dal Chelsea gli ho detto di restare a Roma perché la città, il club, i tifosi, il tempo, tutto è incredibile. Gli ho detto “Se torni in Inghilterra non ti dimenticare l’ombrello”.

Quest’estate è stato vicino all’Inter. Ne hai parlato con lui?

Si, ho parlato con lui questa estate. I club non hanno trovato l’accordo. Conte lo voleva molto. Sono sicuro che non ha sbagliato a rimanere a Roma.

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